Dopo Livio Tola (Sindaco di Borgofranco di Ivrea) anche Chiara Appendino (neo primo cittadino di Torino) s’è detta perplessa sulla sicurezza per la salute pubblica minacciata dalle emissioni elettromagnetiche del segnale Wi-Fi: è stata oggetto di un deciso attacco mediatico, soprattutto sui social networks, a cui ha fatto seguito pure una frecciatina sferrata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, apertamente in sostegno del wireless ubiquitario col Piano Banda Larga e Ultra Larga (oltre alla Scuola Digitale).
Le preoccupazioni di Tola (ieri) e di Appendino (oggi) per la tossicità ambientale, si ispirano non solo al Principio di Precauzione, ma soprattutto alle sempre più numerose evidenze scientifiche indipendenti che richiamano i governanti alla prudenza nel pianificare politiche pubbliche d’uso indiscriminato dei sistemi di comunicazione con tecnologia senza fili, considerata la pericolosità delle emissioni elettromagnetiche, soprattutto nei soggetti più a rischio (negli ospedali, scuole). Per questo, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro s’è vista recapitare la richiesta di classificare la radiofrequenza come ‘possibile cancerogeno per l’Uomo’, cioè in Classe 2B.
Non solo. Nel 2015 un gruppo di 238 scienziati provenienti da 38 nazioni nel mondo ha presentato un articolato appello alle Nazioni Unite e all’Organizzazione Mondiale della Sanità per ‘adottare norme di protezione a tutela della salute pubblica’ al fine di contenere l’esposizione dai campi elettromagnetici e della tecnologia wireless (WLAN e Wi-Fi).
In Italia un invito analogo è stato lanciato da una nutrita task force sui campi elettromagnetici (promossa tra gli altri da AMICA) che ha visto uniti nell’accorata istanza 70 tra medici, scienziati e ricercatori, supportati da numerose associazioni e comitati, che hanno chiesto al Premier Matteo Renzi di ‘non attuare il rilassamento dei livelli di protezione della popolazione dai campi elettromagnetici a radiofrequenza e microonde’.
Maurizio Martucci