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Nasce la “Rete 6×6” per la la sicurezza elettromagnetica

Il pericolo elettromagnetico

A differenza degli inquinanti chimici, come lo smog, i detersivi e le vernici, l’inquinamento elettromagnetico non ha odore, sapore o colore e quindi non viene percepito dalla popolazione.

C’è, inoltre, una costante campagna di comunicazione delle compagnie telefoniche che cercano di minimizzare i pericoli derivanti dalle radiazioni elettromagnetiche di cellulari, tablet e Wi-Fi.

Quando il Governo ha annunciato di voler aumentare i limiti di legge per queste radiazioni da radiofrequenza, però, oltre 70 associazioni si sono unite per chiedere maggiore sicurezza, in particolare per conservare il valore di attenzione di 6 Volt per metro che è previsto per gli ambienti dove si soggiorna per oltre 4 ore.

Limiti di legge per i campi elettromagnetici

I limiti di legge italiani per la radiofrequenza sono più cautelativi rispetto al limite proposto dall’OMS di 61 V/m perché la legge quadro sull’elettrosmog N. 36/2001 è ispirata al principio di precauzione e al principio di minimizzazione (ALARA) e prevede questi valori:

  • un limite massimo di 20 V/m che non deve mai essere superato;
  • il valore di attenzione di 6 V/m per i luoghi dove si permane per più di 4 ore;
  • l’obiettivo di qualità che è il limite a cui bisogna tendere per preservare la sicurezza della popolazione e il Dott. Livio GIuliani, all’epoca dirigente di ricerca dell’INAIL, avesse proposto 3 V/m come obiettivo di qualità, ma il Governo Berlusconi decise nel 2003 che il valore di attenzione era sufficientemente cautelativo e lo considerò valido anche come obiettivo di qualità.

Firma subito la petizione!

Tutti i cittadini sono invitati a firmare la petizione che chiede LIMITI CAUTELATIVI al Governo. Si tratta di una petizione che era stata lanciata da Legambiente e con cui AMICA inizialmente non aveva trovato accordo perché per AMICA 6 V/m sono troppi e servirebbe un limite di 0,6 V/m, ma visto il rischio di un aumento dei limiti AMICA ha deciso di aderire per conservare almeno i limiti attuali nell’immediato.

L’Appello degli Scienziati

Alla notizia che il Governo intendeva aumentare i limiti di legge per la radiofrequenza un gruppo di scienziati guidati dal Dott. Fiorenzo Marinelli, già biologo ricercatore del CNR di Bologna, ha promosso un Appello per la Sicurezza Elettromagnetica evidenziando che la ricerca scientifica suggerisce da almeno vent’anni che è necessario diminuire i limiti di esposizione della radiofrequenza per proteggere la popolazione, ma anche piante e animali.

Le esposizioni attuali alle radiazioni da radiofrequenza, infatti, possono avere effetti genetici che si manifestano solo nelle generazioni successive.

Gli stessi scienziati hanno evidenziato che un aumento dei limiti rappresenterebbe un regalo alle multinazionali delle telecomunicazioni, che sono tutte straniere, mentre lo sviluppo del 5G dovrebbe rappresentare una fonte di sviluppo per la piccola e media impresa italiana a cui le multinazionali devono affidare le commissioni per la progettazione e installazione di nuove antenne. “Non esiste una solo motivo razionale per aumentare i limiti di legge per la radiofrequenza“, commenta il Dott. Livio Giuliani, decano della ricerca scientifica e considerato “il padre del limite dei 6 V/m” in quanto faceva parte della commissione interministeriale che decise i limiti.

La reazione di comuni e regioni

Le associazioni hanno chiesto non solo al Governo e al Parlamento di conservare gli attuali limiti di legge, ma si sono rivolte anche alle istituzioni locali. I Sindaci, infatti, sono i responsabili della salute dei cittadini e un aumento dei limiti li esporrebbe al pericolo di non poter più tutelare la salute pubblica come vorrebbero.

Il 13 Giugno 2023 al Consiglio Regionale delle Marche è stata presentata la Mozione n. 368 dai Consiglieri Latini, Bilò dal titolo “Mantenimento dei limiti di esposizione ai campi elettromagnetici artificiali a radiofrequenza”. Scarica qui la mozione.

Il 6 Agosto 2023 i consiglieri Paruolo, Zamboni, Piccinini e altri hanno presentato al Consiglio della Regione Emilia Romagna una risoluzione per la conservazione dei limiti di legge per la radiofrequenza. Scarica qui la risoluzione.

Il 7 Agosto 2023 i consiglieri Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune del comune di Firenze hanno presentato una loro mozione per la conservazione del limite di 6 V/m per i luoghi dove si permane per più di 4 ore. Scarica qui la mozione.

Il 6 Settembre 2023 i Consiglieri del Veneto Zanoni e Bigon hanno presentato la Mozione n. 469 per la conservazione degli attuali limiti di legge per la radiofrequenza. Scarica qui la mozione.

Un pericolo scongiurato?

La discussione dell’aumento dei limiti di legge per la radiofrequenza era prevista prima della pausa estiva, ma il Governo l’ha rimandata. Le associazioni sono convinte che sia un problema solo rimandato e continuano a sensibilizzare l’opinione pubblica e gli enti locali sulla necessita di conservare gli attuali limiti di legge, ma anche di riportare la misurazione del valore di attenzione di 6 V/m su una media di 6 minuti.

L’importanza dei 6 minuti

Il Governo Monti, infatti, ha stabilito in modo del tutto arbitrario e privo di fondamento scientifico di regolamentare la misurazione del limite di 6 V/m su una media di 24 ore anziché di 6 minuti, che ha una precisa ragione biologica. Il campo elettromagnetico di alta frequenza produce un effetto immediato di riscaldamento che viene dissipato grazie alla circolazione sanguigna e 6 minuti è proprio il tempo necessario a dissipare il calore prodotto dalla radiazione da radiofrequenza.

Il Decreto Crescita del Governo Monti di fatto aumentò il valore di attenzione di 6 V/m con questo piccolo escamotage perché i valori alti che si trovano di giorno nelle abitazioni, anche di 8-10 V/m, poi fanno media con i valori bassi che si riscontrano di notte quando nessuno usa i cellulari e così difficilmente si supera il limite di 6 V/m con una media nelle 24 ore. Le associazioni pretendono che si torni a misurare il valore di attenzione in 6 minuti.

Bisogna sempre ricordare che questi aumenti dei limiti hanno solo uno scopo economico ovvero quello di avvantaggiare le multinazionali delle telecomunicazioni e permettere loro di installare più antenne e antenne più potenti negli stessi siti, invece di fare investimenti per trovare più siti dove installare antenne meno potenti (e quindi meno impattanti sull’ambiente e meno rischiose per la salute pubblica).

Campi elettromagnetici e consumo energetico

Uno degli aspetti sottovalutati riguardo all’aumento dei limiti per i campi elettromagnetici è il consumo energetico.

La ricerca scientifica ha calcolato che le comunicazioni senza fili consumano nove volte di più delle comunicazioni via cavo. Tutto il mondo wireless, quindi, rappresenta un serio problema per il riscaldamento climicatico.

Il Senato Francese ha pubblicato una valutazione dell’impatto delle reti 5G sul consumo energetico e ha stimato che:

La maggior parte dei dati oggi disponibili stabilisce che la tecnologia digitale sarebbe responsabile del 3,7% delle emissioni totali di gas a effetto serra a livello mondiale nel 2018 e del 4,2% del consumo
globale di energia primaria. Il 44% di questa impronta sarebbe dovuto alla produzione di terminali, data center e reti e il 56% al loro utilizzo.

Commission de l’aménagement du territoire et du développement durable, 2019-2020

Per minimizzare i consumi energetici è fondamentale posizionare gli impianti proprio dove la connessione è realmente necessaria e mantenere le densità di potenza delle antenne basse così da non sprecare energia. Un aumento dei limiti di legge per la radiofrequenza favorirebbe proprio la situazione opposta ovvero il potenziamento di tutte le antenne per irradiare in modo indiscriminato il territorio, anche lì dove non c’è domanda di connessione, producendo non solo un inquinamento evitabile ma anche un consumo energetico evitabile. Basterebbe solo mantenere i limiti di legge attuali e imporre all’industria delle telecomunicazioni una corretta progettazione della localizzazione delle antenne.

Foto di Henning Westerkamp da Pixabay

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