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Sette casi di Sindrome da Microonde dopo l’installazione del 5G

Articolo di Francesca Romana Orlando per AMICA APS

Un gruppo di ricercatori svedesi ha pubblicato il primo studio al mondo che documenta gli effetti immediati sulla salute umana delle radiazioni del 5G. Si tratta di gruppi di persone che, tra il 2023 e il 2024, hanno iniziato a stare male subito dopo l’installazione delle nuove antenne del 5G vicino alle loro abitazioni, precisamente in una distanza compresa tra 3 e 538 metri. In alcuni casi i sintomi sarebbero stati così gravi da costringere le persone a trasferirsi altrove.

La ricerca è stata condotta dall’oncologo Dott. Lennart Hardell della Fondazione Svedese per l’Ambiente e la Ricerca sul Cancro, noto per gli studi epidemiologici sui tumori tra gli utilizzatori del cellulare, in collaborazione con Mona Nilsson della Fondazione Svedese per la Protezione dalle Radiazioni.

I ricercatori hanno misurato il campo elettromagnetico nelle abitazioni di coloro che lamentavano problemi di salute correlati al 5G e hanno documentato che il 5G comporta un notevole aumento delle radiazioni a radiofrequenza pulsata rispetto alle generazioni precedenti della telefonia mobile.

Le persone oggetto dello studio abitavano da anni vicino ai ripetitori della telefonia mobile, ma non avevano mai lamentato disturbi con le radiazioni del 2G, 2G e 4G. Hanno iniziato a stare male entro le 24 ore successive all’attivazione del 5G.

Sindrome da Microonde

I sintomi più comuni erano disturbi del sonno, stanchezza, mal di testa, irritabilità, problemi di concentrazione, compromissione della memoria a breve termine e problemi della pelle. Questi sono gli stessi sintomi descritti più di cinquant’anni fa come “Sindrome da Microonde” o “Malattia da Radiofrequenza”.

In tutti i casi osservati i livelli di radiazione erano inferiori ai livelli considerati sicuri dagli standard internazionali. Questi proteggono, infatti, solo dagli effetti del riscaldamento immediato delle radiazioni (effetti termici) e non dagli altri effetti biologici che sono dovuti all’interferenza del campo elettromagnetico esterno con quello dei sistemi viventi (effetti non termici).

A conferma del ruolo delle radiazioni del 5G c’è anche l’osservazione che i soggetti irradiati, una volta trasferiti in un’altra casa con livelli di radiazioni più bassi, stavano meglio, i sintomi si attenuavano e nella maggior parte dei casi scomparivano completamente dopo un breve periodo.

In Italia i limiti di esposizione sono misurati su una media di 24 ore e non di 6 minuti, come avviene in tutto il mondo. L’intervallo di 6 minuti è il tempo biologico necessario alle cellule a dissipare il calore prodotto dalla radiazione di radiofrequenza attraverso la circolazione sanguigna. Si tratta, quindi, di un tempo necessario a proteggere le cellule dagli effetti del riscaldamento prodotto dal campo elettromagnetico.

Il principio di precauzione

Gli standard internazionali non sono progettati per tutelare la salute dagli effetti non termici dei campi elettromagnetici, obiettivo che invece si era dato il limite italiano di 6 V/m misurato in 6 minuti. Il legislatore del 2003 voleva dare piena applicazione al principio di precauzione invocato dalla legge quadro sull’elettrosmog L. 36/2001.

“In Italia il principio di precauzione è stato tradito due volte.”

Dott. Livio Giuliani, Presidente ICEMS

Il Dott. Livio Giuliani, già dirigente di ricerca ISPESL e Presidente della Commissione Internazionale per la Sicurezza Elettromagnetica, ha argomentato sul tradimento del principio di precauzione da parte dell’Unione Europea e dei governi italiani nel suo intervento al convegno di AMICA che si è tenuto il 16 giugno 2024 in occasione della 7° Giornata Mondiale per l’Elettrosensibilità.

Nel 2012 il Governo Monti ha portato la media di misurazione della radiazione da radiofrequenza da 6 minuti a 24 ore, con lo scopo di diluire i valori misurati e di aumentare di fatto i limiti delle radiazioni da radiofrequenza. Lo scorso agosto, inoltre, il Governo Meloni ha aumentato il limite di legge per il campo elettromagnetico da 100 a 600 milliwatt per mq (ovvero da 6 V/m a 15 V/m in termini di campo elettrico).

“Anche in Italia ci sono stati casi di persone che hanno iniziato a stare male subito dopo l’installazione delle nuove antenne del 5G”, ha commentato il Dott. Fiorenzo Marinelli, già biologo del CNR di Bologna, esperto di misurazioni. “Alcune hanno schermato la loro abitazione, ma in almeno un caso, la signora è stata costretta a lasciare la sua casa.”

Del resto era rimasto inascoltato anche l’Appello degli Scienziati per una Moratoria del 5G presentato all’UE sottoscritto da oltre 190 ricercatori nel 2017.

In conclusione, la questione del 5G mette a nudo l’incapacità della politica di proteggere la salute dei cittadini: da almeno due decenni, infatti, si osserva un disallineamento crescente tra le evidenze del rischio accertate dalla scienza, che aumentano, e la legislazione che dovrebber ridurre questo rischio, che è sempre più permissiva. Sarà interessante osservare se, nei prossimi anni, saranno delle cause di risarcimento del danno in sede civile a ricostruire l’allineamento tra le evidenze del rischio e i danni accertati nella popolazione.

Fonte: Hardell, Lennart e Nilsson, Mona. “Riepilogo di sette casi clinici svedesi sulla sindrome da microonde associata alla radiazione a radiofrequenza 5G”, Recensioni su Environmental Health con open Access, https://doi.org/10.1515/reveh-2024-0017.

Francesca Romana Orlando, giornalista esperta di divulgazione scientifica e Vice Presidente di AMICA APS, è co-autrice con il Dott. Fiorenzo Marinelli del libro “Wireless”.

Foto di Pixabay yoshitaka2 e Jerzy Gorecki

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