Recensione a cura di A.M.I.C.A.
Lo studio del dott. Kurt E. Muller di Isny in Germania, pubblicato su Neuroendocrinology Letters nel 2006 (K.E.Muller, Hypersensitivity to titanium: clinical and laboratory evidence, Neuroendocrinology Letters, vol. 27, Suppl. 1 2006), ha dimostrato che, contrariamente a quanto si ritiene nella comunità medica, il titanio non è biologicamente inerte e potrebbe essere concausa di patologia immunologiche e neurologiche come la Sindrome da Stanchezza Cronica (CFS), la Sensibilità Chimica Multipla (MCS), sintomi dermatologici e altri. Il dott. Muller ha studiato la capacità del titanio di provocare sensibilizzazione e disfunzioni immunologiche, usando il test di trasformazione dei linfociti LTT-Melisa, standardizzato e accreditato in Germania sin dal 2001.
Sono stati selezionati 56 pazienti che hanno sviluppato patologie e sintomi importanti dopo aver avuto protesi dentarie e/o impianti protesici in titanio e sono stati sottoposti a test LTT per vari metalli e a patch test per il titanio. Ne è emerso che il 37,5% era positivo all’LTT del titanio, il 28,6% ha dato un risultato ambiguo e il 33,9% è risultato negativo. Alcuni, inoltre, erano allergici anche ad altri metalli, soprattutto al nichel (21,4%).
E’ interessante osservare che, a fronte di questi risultati, i patch test al titanio erano tutti negativi, a dimostrazione che la manifestazione dermatologica è solo una delle possibili reazioni. Il test LTT mostra, invece, sia la sensibilizzazione che dà reazioni dermatologiche che non-dermatologiche, senza esporre il paziente a sensibilizzazione per esposizione diretta.
Il test LTT-MELISA è stato ripetuto dopo la rimozione delle protesi in titanio, rivelando una negativizzazione a cui ha fatto fronte un netto miglioramento dei sintomi.
Un quarantacinquenne con CFS, impedimento cognitivo, tremore simile a Parkinson e grave depressione, che gli impedivano di lavorare, era fortemente allergico al titanio e sei mesi dopo la rimozione dei perni odontoiatrici, è migliorato al punto di poter tornare al lavoro.
Fonte: www.melisa.org