Adattamento di un articolo di Our Toxic Times – luglio 2008
Articolo originale: Jeoffrey Lean – Independent.co.uk 18 maggio 2008
Recensione a cura di A.M.I.C.A.
Uno studio su larga scala, a cui hanno partecipato oltre 13 mila bambini, ha scoperto che l’uso dei cellulari, due o tre volte al giorno, era sufficiente ad aumentare il rischio di iperattività e difficoltà comportamentali, emozionali e di relazione in età scolare. Tale rischio sembra essere maggiore se gli stessi bambini usano il cellulare prima di 7 anni di età. I primi a lanciare l’allarme riguardo l’uso di cellulari nelle mamme e nei bambini è stato l’Organo di Sorveglianza delle Radiazioni della Russia che ha paragonato il pericolo a quello causato dal tabacco e dall’alcol. Questo studio è stato realizzato dall’Università Ukla della California e da quella danese AARHUS e pubblicato sul numero di luglio di Epidemiology.
I ricercatori hanno intervistato le madri di 13.159 bambini nati in Danimarca alla fine degli anni ’90 per valutare il loro uso del cellulare durante la gravidanza, l’uso da parte dei bambini e il loro comportamento all’età di sette anni. Circa metà delle mamme non avevano usato per niente il cellulare così da permettere di fare un confronto. E’ stato scoperto che le mamme che avevano usato i cellulari avevano per il 54% di probabilità in più, bambini con problemi comportamentali e la percentuale aumentava in corrispondenza alla quantità di esposizione alla radiazione. Nei casi in cui gli stessi bambini avevano usato il cellulare, la percentuale saliva all’80%.
Tra i problemi riscontrati c’erano difficoltà emozionali (25%), difficoltà di relazione con i propri coetanei (34%), iperreattività (35%) e tendenza a problemi di condotta (49%).
I ricercatori, tra cui il Prof. Leeka Kheifets dell’UKLA, che pochi anni fa aveva liquidato come inconsistenti gli studi sui pericoli causati dai campi elettromagnetici, hanno giudicato come inaspettati questi risultati per i quali non esiste ancora una spiegazione del meccanismo biologico.
La spiegazione potrebbe essere biologica, ma anche sociale perché le mamme che usano i cellulari prestano meno attenzione ai bambini e, quindi, i risultati devono ancora essere interpretati con molta cautela.
Il Prof. Sam Milham della Scuola di Medicina del Mount Sinai di New York, insieme ad altri ricercatori della Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Washington, non ha dubbi sui risultati in quanto anche una recente ricerca canadese su ratti in gravidanza esposti a radiazioni simili, ha mostrato cambiamenti strutturali nel cervello dei nascituri.
Il Comitato Nazionale russo per la Protezione dalle Radiazioni Non-Ionizzanti ha stabilito che l’uso dei cellulari nelle donne in gravidanza e nei bambini dovrebbe essere limitato e che i bambini che parlano ai cellulari hanno più probabilità di soffrire di calo della memoria, dell’attenzione e delle capacità cognitive e di apprendimento nel breve termine, ma anche di sindrome depressiva e di degenerazione delle strutture cerebrali nel lungo termine.