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Lettera del Prof. Boyd E. Haley al Comitato delle Riforme del Parlamento Americano

Dal sito www.whale.to/m/haley.html. Pubblicata con il permesso dell’autore

23 maggio 2001
Al Presidente del Comitato per le Riforme del Governo
della Casa dei Rappresentanti degli Stati Uniti
Washington D.C.

Oggetto: Risposta alla lettera, datata 11 maggio, del dr. Robert M. Anderton, Presidente dell’Associazione Dentisti Americani (ADA), che critica la mia dichiarazione davanti al Comitato per le Riforme del Governo sull’argomento “Autismo – perché aumenta la sua diffusione? Aggiornamento dopo un anno”.

Gentile Presidente,

all’incontro dello scorso 25 aprile del Vostro Comitato ho testimoniato che il Presidente dell’Associazione Dentisti Americani (ADA) ha commentato una lettera che le ho inviato l’11 maggio 2001. L’ ADA non approva in quella lettera che il “mercurio inorganico dell’amalgama dentale possa dare effetti sinergici con altre fonti di etil-mercurio e possa avere un effetto cumulativo nel corpo. Il dr. Haley ha affermato che ciò possa rappresentare una causa potenziale per l’autismo e per il morbo di Alzheimer”. Resto fermo sulla mia posizione perché è una preoccupazione delicata basata su ricerche scientifiche pubblicate riguardo gli effetti tossici sinergici causati da due agenti molto tossici: il mercurio e il composto di mercurio organico thiomersal.

Tale preoccupazione è grande perché l’esposizione di una donna incinta, a mercurio derivante dalle amalgame, si concentra nel feto e perché un solo vaccino, somministrato ad un neonato che pesa circa 3 chili (6 pound) è l’equivalente di 30 vaccini somministrati lo stesso giorno ad un adulto di circa 90 chili (180 pound). Se si considerano anche gli effetti tossici dei livelli alti di alluminio e di formaldeide contenuti in alcuni vaccini, la tossicità sinergica potrebbe risultare aumentata a livelli sconosciuti. E’ ben noto, inoltre, che i neonati non producono livelli significativi di bile e non hanno una capacità renale “adulta” per diversi mesi dopo la nascita. Il trasporto biliare è la principale via biochimica attraverso cui il mercurio viene espulso dal corpo e i neonati non possono farlo bene. Non possiedono, inoltre, la capacità renale di espellere l’alluminio. Peraltro, il mercurio è un noto fattore inibitore della funzionalità renale.

Il buon senso suggerisce di prendere seriamente la mia preoccupazione perché non sappiamo come gli effetti tossici combinati influiscano sugli esseri umani, soprattutto in utero. Si prenda in considerazione l’epidemia di morti alla nascita di vitelli nati da mucche apparentemente sane vicino a Lexington (KY). E’ stato scoperto che questa epidemia era dovuta alla tossicità proveniente da bruchi che mangiano piante velenose e depositano i loro residui sull’erba, che alimenta le mucche. E’ il feto nell’utero a soffrire di più dell’esposizione a bassi livelli rispetto alla madre. Gli effetti tossici combinati del mercurio possono essere devastanti, come riferisco più avanti e come dimostrato da numerosi studi disponibili su www.altcorp.com. Abbiamo bisogno di una ricerca condotta da scienziati “non–manipolatori” per chiarire tutto ciò, cosa che la Food and Drug Administration (FDA) e il National Institute for Dental and Craniofaceal Research (NIDCR) si sono rifiutati di fare. Quando gli Americani scopriranno quello che sta succedendo, si arrabbieranno.

Questo tema di scienza biomedica dovrebbe essere stato risolto da tempo dalle Agenzie Federali che ne sono responsabili.

Qui presento delle informazioni dettagliate e referenziate a supporto della mia tesi e rispondo a varie affermazioni dell’ADA che ritengo fuorvianti e talvolta palesemente errate. Innanzitutto, il mercurio è una nota sostanza fortemente neurotossica e il buon senso porterebbe a concludere che le potenti neurotossine aggravino tutti i disturbi neurologici, tra cui Parkinson, SLA, Sclerosi Multipla, Autismo e Alzheimer. Diversi articoli scientifici, pubblicati su riviste scientifiche e su giornali di primo livello, hanno dimostrato che il mercurio inibisce gli stessi enzimi che risultano inibiti nel tessuto cerebrale di malati di Alzheimer (1 a-c, 2, 3).

L’Alzheimer è confermato dalle analisi patologiche post-mortem dalla presenza di grovigli neuro-fibrillari e di placche amieloidi nel tessuto cerebrale. La ricerca pubblicata nell’ultimo anno ha dimostrato che l’esposizione dei neuroni in cultura a dosi subletali di mercurio (molto al di sotto di quelle osservate nel tessuto cerebrale) causa la formazione di grovigli neurofibrillari (4) e l’aumento di secrezione della proteina amieloide e della iperfosforilazione di una proteina chiamata Tau (5). Tutte e tre queste aberrazioni indotte dal mercurio sono normalmente identificiate come i principali marcatori diagnostici dell’Alzheimer. Nell’articolo pubblicato sul Journal of Neurochemistry (5) gli autori affermano: “Questi risultati indicano che il mercurio possa svolgere un ruolo nei meccanismi pato-fisiologici dell’Alzheimer”. Nella maggior parte di questi esperimenti solo il mercurio – e, in particolare il mercurio rispetto ad altri metalli testati molto tossici – causava le risposte correlate all’Alzheimer.

Molte persone con una formazione medica sarebbero d’accordo che, se qualcosa causa i segni patologici che confermano una malattia, allora probabilmente ne sono la causa. Almeno io mi sono limitato a parlare solo di “aggravamento” di queste malattie, per cautela. Bisogna considerare altri aspetti dell’Alzheimer. Uno studio, condotto su 500 coppie di gemelli a partire dalla Seconda Guerra Mondiale, ha portato alla conclusione che l’Alzheimer sporadico, che rappresenta il 90% dei casi, non era una patologia direttamente ereditaria. In molti casi un gemello si è ammalato e l’altro no. E’ coinvola una predisposizione genetica, ma serve un’esposizione a sostanze tossiche (per esempio, si può essere geneticamente predisposti all’alcolismo, ma bisogna esporsi all’alcol per diventare alcolisti).

Il lavoro del gruppo di Rose, all’Università John Hopkins, considera il genotipo APO-E come fattore di “rischio” e, in particolare, mentre l’APO-E2 rappresenta un fattore protettivo e l’APO-E4 il maggiore fattore di rischio, l’APO-E2 può proteggere il cervello dal mercurio perché ha due gruppi del tiolo aggiuntivi, per legare il mercurio presente nel fluido cerebrospinale, mentre il genotipo APO-E4 non ha questa capacità aggiuntiva (1). Ciò può spiegare la comprovata predisposizione genetica verso l’Alzheimer nei portatori del genotipo APO-E4.

Il National Institute of Health (NIH) ha speso milioni di dollari per scoprire il fattore che causa l’Alzheimer; eppure non è stato identificato alcun virus o battere e la causa resta ignota. La percentuale di malati di Alzheimer, calcolata su un campione di 1000 persone, è la stessa in California, nel Michigan, nel Maine, nel Nord Carolina, in Florida, in Texas, ecc. Non c’è alcuna differenza significativa tra individui delle aree urbane rispetto a quelli delle aree rurali o tra persone che lavorano e quelle che non sono occupate. Perciò, il principale fattore tossico coinvolto probabilmente non è ambientale e deve essere qualcosa di legato alla persona, per esempio quello che si mette in bocca. Poiché si mettono grammi di un metallo neurotossico, il mercurio nelle nostre bocche, nella forma di amalgama dentale, c’è il forte sospetto che aggravi l’Alzheimer. Non tutti si ammalano, ma solo chi è geneticamente predisposto o chi si ammala a tal punto da subire la tossicità del mercurio o ancora chi si espone anche ad altre tossine, subendo un effetto sinergico (vedere sotto).

Il fatto che lega di più il mercurio alla causa sospetta di Alzheimer è il fatto che la maggior parte delle proteine/enzimi inibiti nell’Alzheimer sono enzimi tiolo-sensibili. Il mercurio è uno dei più potenti inibitori degli enzimi tiolo-sensibili e i vapori di mercurio penetrano facilmente nel sistema nervoso centrale (2). Il mercurio non è la sola sostanza tossica che inibisce gli enzimi tiolo-sensibili, ci sono anche il thiomersal e il piombo, così come i composti reattivi all’ossigeno, prodotti dallo stress ossidativo, e molti altri composti industriali. Tuttavia, è stato riportato che il mercurio è significativamente presente nel cervello malato di Alzheimer (14 a, b, 15). Il mercurio è presente in molte bocche perché emesso dalle amalgame dentali e può assolutamente aggravare la condizione clinica definita “morbo di Alzheimer”. Il mercurio, perciò, dovrebbe essere considerato come una concausa perché può produrre i due segni patologici della malattia e inibisce gli stessi enzimi tiolo-sensibili che risultano drammaticamente inibiti nel cervello con Alzheimer.

Un Rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 1991 riferisce che l’amalgama dentale rappresenta la maggiore fonte di esposizione al mercurio nell’uomo. Nella bocca degli individui che hanno molte otturazioni in amalgama ci sono diversi grammi di mercurio. Il livello di mercurio riscontrato nel sangue e nelle urine è proporzionale al numero di otturazioni presenti, come conferma anche lo studio pubblicato recentemente e finanziato dal NIH (6). Non riesco, perciò, a seguire il punto di vista dell’ADA, per cui mancherebbe una prova scientifica che il mercurio delle amalgame peggiori l’Alzheimer, soprattutto perché tale mercurio produce proprio i segnali diagnostici dell’Alzheimer (4, 5). L’ADA si nasconde dietro al fatto che non c’è stato alcuno studio epidemiologico che cercasse di mettere in relazione l’esposizione al mercurio con l’Alzheimer; ma l’assenza di prova non è prova della mancanza di nesso causale.

Bisogna anche chiedersi perché l’ADA, la FDA o il NIDCR non abbiano spinto per fare uno studio del genere. Tali Agenzie sanno che costerebbe molto e che solo il Governo degli Stati Uniti potrebbe permettersi di finanziare uno studio a lungo termine. Eppure queste stesse Agenzie responsabili non sono riuscite a confermare che sia sicuro l’inserimento nella bocca degli Americani di diversi grammi del metallo pesante più tossico a cui siano esposti gli Americani.

La sezione per l’Odontoiatria della FDA si è sbrigativamente rifiutata di indagare sulla tossicità potenziale dell’amalgama dentale.

Osservate la bibliografia nella lettera dell’ADA! Persino loro devono citare la letteratura Scandinava per sostenere le loro considerazioni sulla sicurezza e, anche allora, devono citare articoli sulla fertilità invece che sulla neurotossicità! Dov’è la ricerca Statunitense sostenuta dell’ADA, dalla FDA e da NIDCR? Visitate il sito del NIH e cercate lo studio sulla sicurezza del mercurio presente nell’amalgama o provate a cercarne uno, svolto dall’Istituto stesso, sul possibile coinvolgimento del mercurio in una qualche patologia neurologica comune. Lo stesso Istituto sostiene la ricerca sul metilmercurio e sembra che si preferisca combattere l’industria della pesca lasciando stare quella dell’odontoiatria. Comunque, secondo lo studio del NIH, circa il 90% del mercurio presente nel nostro corpo è mercurio inorganico, e non metilmercurio, dimostrando che l’esposizione deriva più verosimilmente dalle amalgame dentali piuttosto che dal pesce (6). Il sostegno di questo Istituto alla ricerca sul rapporto tra l’esposizione al mercurio inorganico e le malattie neurologiche è stato molto sporadico.

“Non c’è alcuna prova significativa valida che dimostri, in vivo, la trasformazione del mercurio inorganico nelle varie forme di mercurio organico in individui esposti sul luogo di lavoro a vapori di mercurio dell’amalgama”. Un articolo pubblicato con il titolo “Metilazione del mercurio dell’amalgama dentale e del mercurio cloride dallo streptococco orale in vitro” (19) indica fortemente che nel corpo umano si possono formare “tipi di mercurio organico” e questo potrebbe spiegare la presenza di metilmercurio nel sangue e nelle urine di individui che non mangiano pesce.

La parodontite, inoltre, è considerata uno dei principali fattori di rischio dell’infarto, delle patologie cardiovascolari, e delle forme tardive di diabete insulino-dipendente. Molti studi sulle tossine prodotte dalla parodontite hanno individuato l’idrogeno solfato (H2S) e il metano-tiolo (CH3 SH) come i principali prodotti tossici dei batteri anaerobici infettivi della bocca, che metabolizzano rispettivamente gli aminoacidi cisteina e metionina. Tali composti del tiolo volatile sono responsabili dell’alito cattivo! Il metano-tiolo (CH3SH) reagisce immediatamente e spontaneamente con il mercurio prodotto dall’amalgama, producendo i seguenti due composti, il CH3S-HgCl e CH3S-Hg-SCH3 che sono composti organo-mercuriali (verificatelo con un chimico indipendente). Questi sono molto simili per struttura al metil-mercurio (CH3–HgCl) e al dimetil-mercurio (CH3 –Hg- CH3 ); quest’ultimo ha provocato la morte, di cui si è parlato molto, della professoressa di Chimica dell’Università di Dartmouth, la quale è deceduta dieci mesi dopo che si era versata due gocce di tale composto su una mano che indossava un guanto. Nel nostro laboratorio abbiamo sintetizzato il CH3S–HgCl e il CH3–Hg-CH3 e abbiamo testato la loro tossicità a confronto con il mercurio Hg2+.

Come previsto erano entrambi più tossici. I dati sono disponibili sul sito www.altcorp.com.

Il Presidente dell’ADA, perciò, è piuttosto malinformato sull’argomento. Sono sorpreso, inoltre, che i ricercatori dell’ADA e del NIDCR non abbiano riferito questi dati clinici ovvi, quando si ritiene che questi siano i temi su cui dovrebbero fare ricerca.

“Sulla base delle evidenze scientifiche attuali, l’ADA ritiene che l’amalgama dentale sia un materiale a buon mercato e durevole, eccetto che per quella manciata di individui che sono allergici a uno dei suoi componenti. L’amalgama contiene una miscela di metalli come argento, rame e stagno, oltre al mercurio che lega tali componenti in una sostanza dura stabile e sicura”. Questa è un’affermazione completamente errata a meno che non si tenga conto che “l’ADA sostiene” e che non si definisce quanti siano questa “manciata di individui”. Le persone sensibili pretendono che “le opinioni” siano sostituite da “fatti”, così come “la manciata” da “un numero preciso”.

Le amalgame rilasciano livelli pericolosi di mercurio e l’ADA si rifiuta di accettarlo o di fare ricerca al riguardo. Gli amministratori dell’ADA sembrano incapaci di distinguere i fatti dalla libera speculazione. Se avessero voluto distruggere le mie argomentazioni sulla tossicità dell’amalgama, avrebbero dovuto citare diverse pubblicazioni solide e referenziate che dimostrino come il mercurio non sia affatto rilasciato dalle amalgame dentali, ma loro non possono farlo, nemmeno con un solo articolo, e riferiscono che, secondo le “stime”, il rilascio sarebbe molto, molto, molto piccolo. I ricercatori competenti e bene informati non usano un linguaggio evasivo come quello della lettera del Presidente dell’ADA. Dovrebbero dire quanti microgrammi di mercurio sono rilasciati per centimetro quadrato di amalgama e la “manciata di individui” dovrebbe essere una percentuale precisa della popolazione! Osserviamo la letteratura scientifica pubblicata.

Innanzitutto, un’attenta valutazione della quantità di mercurio emessa da un’amalgama dentale comune, immersa in un tubo con 10 ml d’acqua, è stata presentata nell’articolo intitolato “Dissoluzione di Mercurio da un’Amalgama che Non Rilascia Mercurio nel Lungo Periodo”. Questo studio ha dimostrato che “il rilascio medio di mercurio era di 43,5 +_ 3,2 microgrammi al giorno per cmq al giorno e la quantità rimaneva abbastanza costante durante l’esperimento (2 anni)” (7). Questo è stato calcolato senza la pressione, il calore o il galvanismo che avverrebbe normalmente in una bocca. La ricerca condotta su amalgame dentali, contenenti mercurio radioattivo, impiantate su pecore e su scimmie, ha dimostrato che la radioattività era assimilata nei tessuti del corpo, soprattutto nella mascella e nelle ossa facciali. (8, 9)

Un’altra pubblicazione, di un’importante scuola statunitense di odontoiatria, stabilisce che le soluzioni in cui erano state immerse delle amalgame erano “fortemente cito-tossiche quando il rilascio di Zn era maggiore” (13). Lo Zn è un elemento necessario alla salute del corpo e si trova in percentuali molto basse nelle amalgame dentali, se confrontate a quelle del rilascio del mercurio. Sono sorpreso che il mercurio non sia stato menzionato nell’abstract di questa pubblicazione. Perché l’affermazione dovrebbe essere vera? Perché lo Zn2+ è un composto sinergico che aumenta la tossicità del mercurio! Questo suona come se le amalgame fossero un materiale sicuro e stabile, non è vero?! Abbiamo ripetuto esperimenti simili, con l’amalgama in immersione, nel mio laboratorio, e si possono vedere i risultati su www.altcorp.com. Il cadmio (fumo di sigaretta), il piombo, lo zinco e altri metalli pesanti aumentano la tossicità del mercurio come previsto (questa ricerca è in preparazione per la pubblicazione).

L’ADA sostiene che si formi uno strato di ossido di zinco sulle amalagame e che questo diminuisca il rilascio di mercurio, se non si usano i denti. Tale strato sarebbe rimosso facilmente da una leggera abrasione come masticare una gomma o spazzolare i denti. Peraltro, il mio laboratorio ha confermato che le soluzioni in cui erano state immerse le amalgame potevano causare l’inibizione di proteine cerebrali che sono inibite dall’aggiunta di mercurio cloride; queste sono gli stessi enzimi inibiti nei campioni di tessuto cerebrale dei malati di Alzheimer.

Il mercurio rilasciato dalle amalgame può essere, inoltre, facilmente individuato usando lo stesso sistema di analisi dei vapori di mercurio usato dall’OSHA e dall’EPA. Chi non crede che il mercurio sia rilasciato dalle amalgame dovrebbe fare come indicato qui di seguito. Fatevi dare dal vostro dentista 10 amalgame come quelle che vi mette in bocca, portatele al Dipartimento di Chimica o al Dipartimento di Tossicologia di un Centro Universitario di Ricerca e fate determinare quanto mercurio è rilasciato. Fate calcolare, per esempio, quanto tempo passa prima che il rilascio di mercurio da una singola amalgama indurita renda un gallone d’acqua troppo tossico per rientrare negli standard EPA di potabilità. Avrete così una risposta da scienziati onesti che sono addestrati a fare questo tipo di valutazioni. Tenete presente, inoltre, che il livello di mercurio misurato in questo modo non tiene conto dell’aumento che sarebbe provocato dalla masticazione della gomma, dal digrignamento dei denti e dall’ingestione di liquidi caldi, così come avverrebbe normalmente in bocca!

Poiché questo approccio potrebbe essere seguito facilmente da chiunque, non pensate che l’ADA, la FDA e gli altri che promuovono l’amalgama non avrebbero pubblicato ad oggi il livello di mercurio rilasciato, se fosse sotto la soglia del pericolo?

Secondo un portavoce dell’ADA sarebbe stato “stimato” che solo 0,08 microgrammi di mercurio per amalgama sarebbero assorbiti dal corpo ogni giorno. Applicando la matematica a questa “stima”, bisognerebbe dividere questa quantità per 8640 (24 ore al giorno X 60 minuti l’ora X 60 secondi al minuto) per determinare la quantità di mercurio in microgrammi presenti in un’analisi dei vapori di mercurio su dieci secondi. Bisogna considerare che intorno a ½ fino a 5/6 del mercurio rilasciato starebbero nel dente (la parte dell’amalgama sotto la superficie visibile) e non nell’aria. Peraltro, una parte del mercurio nell’aria del cavo orale sarebbe assorbita rapidamente nella saliva e nella mucosa orale (il mercurio “impregna” le cellule idrofobiche delle mucose) e non sarebbe misurato dalla strumentazione. Poiché tale strumento di analisi spinge il mercurio presente nell’aria del cavo orale nella camera di analisi, l’aria fresca libera da mercurio entra nella bocca e diminuisce le concentrazioni dei vapori di mercurio.

Considerando tutto questo, si può calcolare che la maggior parte degli strumenti di analisi non potrebbe “stimare” gli 0,08 kg al giorno, anche avendo diverse amalgame, ma è comunque piuttosto facile stabilire la quantità di mercurio rilasciato da una amalgama. Perciò, la “stima” del portavoce dell’ADA è molto bassa. Se, inoltre, si passa dolcemente uno spazzolino sull’amalgama, la quantità di mercurio rilasciato aumenta drammaticamente. Chiunque può fare questo test e mostrarlo a qualsiasi gruppo. Il portavoce dell’ADA stabilisce che gli strumenti di analisi dei vapori di mercurio non sono abbastanza accurati per determinare i livelli di mercurio nel cavo orale e in parte hanno ragione.

Con questi strumenti, però, la misurazione risulta sottostimata. Il fatto che rintraccino comunque alti livelli di mercurio nel cavo orale indica fortemente che la quantità (reale) di vapori rilasciati è troppo alta per essere accettabile.

Il rilascio di mercurio dalle amalgame dentali rappresenta anche la ragione per cui l’OSHA abbia usato questi strumenti di analisi per obbligare i dentisti a conservare l’amalgama usata in un contenitore sotto glicerina liquida, affinché i vapori di mercurio non contaminassero lo studio del dentista, rendendolo un luogo insicuro. Per questa stessa ragione l’EPA insiste che le otturazioni di amalgama rimosse dal dente e i denti estratti contenenti amalgama debbano essere trattati e gettati come rifiuti tossici. Sembra proprio che l’unico posto sicuro dove tenere le amalgame sia nella bocca degli esseri umani, se si crede a quello che afferma l’ADA.

“Le amalgame sono state usate per 150 anni e, per tutto questo tempo, è stata raccolta un’ampia rassegna di dati revisionati sulla loro sicurezza e sulla loro efficacia”. Innanzitutto, quale altra industria o branca della medicina usa ancora lo stesso prodotto come era 150 anni fa? Bisogna chiedersi cosa abbia fatto progredire lo sviluppo di materiali migliori e più sicuri. Bisogna anche considerare che, all’inizio del ‘900, l’aspettativa media di vita degli Americani era di circa 50 anni e molti non potevano permettersi delle otturazioni in amalgama. I 50-60 anni sono molto al di sotto del periodo in cui inizia generalmente l’Alzheimer. Le amalgame, inoltre, sono diventate più disponibili alla gran parte della classe dei lavoratori americani dopo la Seconda Guerra Mondiale o nei primi anni ’50. L’aumento dell’uso delle amalgame è avvenuto in quel periodo e quelle persone che hanno vissuto l’esplosione demografica rappresentano il più grande “esperimento sull’amalgama” tutt’ora in corso. Oggi stanno raggiungendo l’età in cui compare l’Alzheimer e hanno trascorso la maggior parte della loro vita portando delle amalgame in bocca. Queste persone si chiedono quale sia la causa della loro stanchezza cronica poiché i medici non riescono a trovare niente di particolare a livello sistemico in loro. Invito tutte le persone preoccupate a contattare gli esperti per sapere la percentuale dei malati di Alzheimer negli USA oggi. Pensate ai costi sociali di questa malattia e a quanto risparmieremmo in tasse, se potessimo quanto meno rimuovere i fattori aggravanti che forse causano l’inizio anticipato dell’Alzheimer.

Devo precisare che “l’ampia rassegna di dati revisionati sulla sicurezza dell’amalgama” di cui parla la lettera dell’ADA è stata realizzata soprattutto da dentisti e comitati composti da dentisti legati all’ADA. Peraltro, molte di queste “opinioni sulla sicurezza” sono state sviluppate molto prima che parole come “morbo di Alzheimer” e “Stanchezza Cronica” diventassero comuni. Queste erano, inoltre, rassegne, e non studi scientifici documentati attentamente basati su esperimenti scientifici, e erano state condotte da dentisti non qualificati, e non da medici ricercatori. I dentisti non sono formati per fare ricerca e non ricevono alcuna formazione di tossicologia. L’ADA, inoltre, ha un interesse evidente nel mantenere l’amalgama dentale perché tale associazione ha ricevuto finanziamenti derivanti dall’uso dell’amalgama ed ha delle partecipazione nel brevetto e nella licenza della tecnologia dell’amalgama.

Bisogna chiedersi perché non ci sia stata una lamentela generale dei dentisti di buona fede e dei loro pazienti. L’Associazione Internazionale di Medicina Orale e Tossicologia, fondata da dentisti americani e canadesi, è in forte disaccordo con l’ADA riguardo la sicurezza delle amalgame dentali e ha come principio guida per tutte le tematiche odontoiatriche: “mostrami la tua scienza”.

L’ADA, attraverso i gruppi locali dei suoi membri, ha emanato un ordine che vieta ai dentisti di menzionare ai loro pazienti che le amalgame sono composte per il 50% di mercurio. I dentisti non possono affermare che il mercurio è neurotossico, che è rilasciato dalle amalgame e che il paziente dovrebbe considerare tutto questo nella scelta di un materiale per le otturazioni. Se un dentista informasse i pazienti di questi fatti veri, verrebbe considerato un cattivo professionista e la sua licenza sarebbe a rischio. L’attacco alla libertà di espressione di una persona che dice la semplice verità, causando serie preoccupazioni sui protocolli promossi dalla burocrazia (l’ADA), mi fa domandare quale sia l’impegno dell’ADA nei confronti della salute degli Americani. La posizione, presa da alcuni comitati locali dell’ADA, di negare anche la semplice informazione della presenza di mercurio nelle amalgame e di altre alternative disponibili, non depone a favore dell’organizzazione professionale dei dentisti. Quale medico darebbe una terapia al paziente senza avvisarlo dei rischi che comporta?

“Pubblicato nel 1997, il documento di consenso della Federazione Mondiale dei Dentisti (FDI) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, stabilisce che “non è stato pubblicato alcuno studio controllato che dimostri qualche effetto delle amalgame dannoso alla salute”.

Il mio primo commento sarebbe chiedere “chi faceva parte di questi comitati e in che percentuale erano legati all’ADA attraverso il NIDCR o il Dipartimento dei Materiali Dentali della FDA e altri rapporti?”

Sembra che abbiamo delle volpi a guardia del pollaio. Sottolineo poi che “l’assenza di prova non è prova dell’assenza (di nesso causale)”. Chiederei, poi, se siano stati fatti studi controllati e, se non sono stati fatti, perché no. Se i dentisti dell’ADA insistono a mettere le amalgame, non dovrebbero essere obbligati a dimostrare che sono sicure e non il contrario? L’ADA e gli altri interessati non dovrebbero spingere la FDA a provare che le amalgame sono sicure invece di glissare completamente sull’argomento?

Visitate il sito dei materiali dentali della FDA e cercate una valutazione della sicurezza dell’amalgama; non la troverete. Il Dipartimento per l’Odontoiatria della FDA si rifiuta di studiare la sicurezza dell’amalgama e questa è una vergogna per il nostro Governo. “Non è stato dimostrato che il mercurio rilasciato dai restauri in amalgama, soprattutto durante il posizionamento e la rimozione, possa causare qualsiasi… effetto avverso”. Non è stato dimostrato che questo aumento dell’esposizione al mercurio è sicuro provando che non causa effetti avversi! Dobbiamo credere che questa elevata esposizione ad un metallo tossico ci faccia bene? Se una persona si trovasse in un edificio che gli causasse lo stesso aumento del mercurio nel sangue e nelle urine che si presenta dopo la rimozione di un’amalgama dentale, l’OSHA chiuderebbe quell’edificio. In realtà nessuno studio dell’ADA o del NIDCR è stato condotto su questo specifico argomento in modo accurato. Ciononostante, l’ADA ci spinge a credere che questa ulteriore esposizione al mercurio tossico, a causa di queste procedure, non sia pericolosa per la nostra salute.

La tossicità del mercurio è di tipo “da assimilazione” che si accumula in anni di esposizione. La tossicità di un singolo livello di mercurio è aumentata di molto dalle attuali o future esposizioni a bassi livelli di piombo o di altri metalli tossici (12). Perciò, il danno causato dalle amalgame può rivelarsi anni dopo il posizionamento dei restauri e a livelli di mercurio oggi ritenuti sicuri dall’ADA.

La nostra capacità di proteggerci dai danni tossici causati dall’esposizione al mercurio dipende dal livello dei composti biochimici protettivi naturali (per esempio: glutatione, metallo tienine) nelle nostre cellule e i livelli di questi agenti protettivi dipendono dal nostro stato di salute e dall’età. Se ci ammaliamo, o quando invecchiamo, i livelli cellulari di glutatione scendono e la nostra protezione dagli effetti tossici del mercurio calano, creando un danno. Questo è confermato fortemente da numerosi studi su roditori che sono stati trattati con sostanze chimiche, per abbassare i loro livelli cellulari di glutatione protettivo, e poi con mercurio, e hanno mostrato effetti con danni drammatici rispetto ai roditori di controllo. Perciò, le ricerche scientifiche pubblicate indicano che la tossicità del mercurio sia più pronunciata nei neonati, negli anziani e nei malati.

Un recente studio del NIH, su 1127 militari uomini, ha dimostrato che il contributo principale all’accumulo nel corpo umano di mercurio sono le amalgame dentali. La quantità di mercurio nelle urine aumentava di 4,5 volte nei soldati con un numero medio di amalgame rispetto ai soggetti del gruppo di controllo senza amalgama. In casi estremi l’aumento era di 8 volte. Poiché il carico totale di mercurio comprendeva quello proveniente dagli alimenti e dall’inquinamento industriale, dobbiamo aspettarci che questo aumento non sia dannoso per la nostra salute? Questo mostrerebbe che le amalgame sono un “materiale per restauri efficace”? Ci si aspetta che la gente e il Congresso siano così ingenui da credere che l’aumento dell’esposizione sopra ai livelli-soglia dell’esposizione ambientale non sia dannoso? Perché allora alle donne incinta viene detto di limitare il consumo di pesce quando l’esposizione a mercurio derivante dalle amalgame è molto superiore? Perché allora, l’EPA promuove regole per obbligare gli impianti industriali di cloro-alcali e quelli a carbon fossile a eliminare le loro emissioni di mercurio nel nostro ambiente? Ovviamente, secondo questo studio la maggior parte delle esposizioni a mercurio deriva dalle amalgame e non da questi impianti industriali. Ciononostante, la FDA consente ai dentisti di continuare a esporre i cittadini americani a quantità persino maggiori di mercurio, rifiutandosi di testare le otturazioni in amalgama come fonti di esposizione al mercurio.

Ricordate inoltre che l’amalgama usata dai dentisti rappresenta anche un contributo importante nell’inquinamento delle nostre acque e dell’aria quando questo lascia gli studi dentistici e persino quando i corpi sono cremati.

Il Rapporto del 1998 del Consiglio degli Affari Scientifici dell’ADA, nella sua revisione della letteratura scientifica recente sull’amalgama, afferma: “Il Consiglio conclude che, sulla base delle informazioni scientifiche disponibili, l’amalgama continua ad essere un materiale per restauri sicuro ed efficace” e “Sembra che non ci sia alcuna giustificazione per non continuare ad usare l’amalgama dentale”. Cosa ci si aspetta che dica il Consiglio dell’ADA? Come evidenziato dalla presente lettera del suo Presidente, l’ADA cita e considera valide solo le ricerche pubblicate che sostengono il loro desiderio di continuare a mettere le amalgame dentali come otturazioni per i cittadini americani.

I dentisti hanno ricevuto un’adeguata formazione per valutare i dati e gli scritti di neurologia e tossicologia? C’è bisogno di una conferenza internazionale dove i ricercatori pro e anti amalgama mostrino e presentino i loro dati davanti ad un Comitato scientifico di livello mondiale. Inviterei l’ADA ad allineare i suoi scienziati e sostenitori per partecipare ad una conferenza del genere che potrebbe aver luogo a Washington, così i funzionari della FDA potrebbero partecipare facilmente e magari si potrebbe convincere la FDA a sponsorizzare tale conferenza. Comunque, tutto questo è improbabile poiché una recente richiesta scritta di una conferenza per valutare la sicurezza dell’amalgama è stata rifiutata da una lettera della FDA firmata da tre dentisti della FDA/ADA che hanno presentato il punto di vista dell’ADA sull’argomento. Non sembra un po’ fraudolento che siano i dentisti della FDA/ADA a decidere se si debba fare o meno uno studio sulle emissioni delle amalgame poste nella bocca degli esseri umani senza la “benedizione” dell’ADA? Questo sembra un conflitto di interessi che il Congresso dovrebbe risolvere.

In un articolo pubblicato sul numero di febbraio del 1999 del Journal of the American Dental Association (IADA), i ricercatori riferiscono di “non aver scoperto alcuna associazione significativa tra il morbo di Alzheimer e il numero, l’area della superficie o il tempo dei restauri dentali in amalgama”. Tale ricerca è stata condotta da un dentista, il dr Sax, ed è stata proposta al Journal of the American Dental Association, che ne ha respinto la pubblicazione. E’ stata sottoposta, poi, al New England Journal of Medicine, anche qui rigettata. E’ stata, infine, pubblicata sulla rivista commerciale dell’ADA, il JADA, che non è un giornale scientifico referenziato. Il JADA è un giornale pieno di annunci pubblicitari di prodotti dentali. Ha persino indetto una conferenza stampa per annunciare la pubblicazione di quell’articolo! Indire una conferenza stampa per una pubblicazione rigettata due volte e comparsa su una rivista commerciale significa fare politica con la scienza nel modo peggiore! A tale conferenza due degli autori hanno affermato cose non credibili, non sostenute dai dati presenti nell’articolo, che erano in conflitto con numerosi rapporti scientifici rilevanti, tra cui lo studio del 1998 del NIH (6). Alcuni di questi sono stati evidenziati nelle colonne laterali dell’articolo. Suggerisco a chi è interessato di controllare su MedLine le pubblicazioni dei due individui che hanno rilasciato quelle dichiarazioni. Si possono controllare anche le tre recenti pubblicazioni su riviste accreditate di altri autori che dimostrano i livelli significativi di mercurio nel cervello dei malati di Alzheimer rispetto agli individui sani del gruppo di controllo (14 a, b, 15). Comunque, se mettete un dentista a seguire il progetto, i dati diventano “revisionati”!

Usiamo il buon senso. I commenti di alcuni autori e i risultati della pubblicazione sul JADA sono in totale disaccordo con la maggior parte delle ricerche pubblicate che indicano i livelli elevati di mercurio nei soggetti con amalgama dentale. Lo studid del NIH, condotto su militari, discusso precedentemente, ha dimostrato per esempio un aumento significativo di mercurio nel sangue in proporzione al numero di amalgame dentali (6). Un’altra pubblicazione recente ha evidenziato livelli elevati di mercurio nel sangue di pazienti viventi di Alzheimer rispetto a quelli in soggetti sani della stessa età (10). Questi studi mostrano chiaramente che ci dovrebbe essere un aumento di mercurio nel sangue se si hanno delle amalgame e, soprattutto, se si è malati di Alzheimer e si hanno delle amalgame (6, 10).

Il cervello non contiene sangue al suo interno? Tutto questo rende un mistero come gli autori dell’articolo sul JADA possano non aver trovato dei livelli aumentati di mercurio nei pazienti di Alzheimer con le amalgame. Persino i cadaveri mostrano livelli di mercurio nel cervello che sono in proporzione al numero delle amalgame dentali presenti al momento della morte. Peraltro, se si indaga sul ruolo delle amalgame nei confronti dei livelli di mercurio nel cervello e dell’Alzheimer, non sarebbe importante distinguere i soggetti con Alzheimer dai controlli sani e tra coloro che hanno e coloro che non hanno l’amalgama. Nell’articolo del JADA questo non è stato fatto e rappresenta un grosso buco nella ricerca! Che non sia stato fatto suscita anche un certo sospetto. Ho partecipato all’invio di una lettera che evidenziava questa falla agli editori del JADA, ma questi si sono rifiutati di prendere atto della lettera e non hanno pubblicato i nostri commenti. Secondo me l’intera situazione intorno a questa pubblicazione singolare di sostegno alla tesi dell’ADA sull’amalgama, sui livelli di mercurio e sull’Alzheimer, rappresenta un debole tentativo di controllare le conoscenze a disposizione dei dentisti, degli scienziati, dei medici e degli amministratori della ricerca di buona volontà.

Questo impedisce senza dubbio un dibattito scientifico onesto e spiega anche l’atteggiamento “leggero” dell’ADA e del NIDCR riguardo all’esposizione al mercurio organico e riguardo la sua tossicità rispetto all’approccio più serio tenuto dall’EPA e dalla’OSHA.

Riguardo il riassunto dell’articolo sul JADA, secondo il quale “non c’è alcuna differenza significativa tra i livelli di mercurio nel cervello dei malati di Alzheimer e in quello dei soggetti sani del gruppo di controllo”, devo citare una frase di Mark Twain sull’onesta: “Ci sono i bugiardi, i bugiardi maledetti e gli statistici”. Confrontando i livelli di mercurio tra malati di Alzheimer e gruppi di controllo, usando solo le statistiche dirette appena descritte, emergono già delle differenze sostanziali (14 a, b, 15). Comunque, bisogna considerare delle anomalie, cofattori e altri elementi in questa situazione, soprattutto se i risultati iniziali non fanno comodo. Questo consente di citare la manipolazione statistica di Bon-Feroni, con la quale si può effettuare il confronto tra una coppia di dati (che possono essere statisticamente significativi, se presi da soli; per esempio i livelli di mercurio nei tessuti cerebrali tra malati di Alzheimer e sani) con diverse altre coppie di dati che rendono tali differenze statistiche prive di significato. Si sa che la tecnica di Bon-Feroni indebolisce, infatti, il significato del confronto tra diverse coppie di dati statistici e porta a sottovalutare un confronto singolo che sarebbe significativo; e le persone intelligenti lo sanno.

Secondo me è stata utilizzata la tecnica di manipolazione di Bon-Feroni nell’articolo pubblicato sul JADA che ha rovesciato la scoperta precedente di una differenza significativa tra i livelli di mercurio nel cervello dei malati di Alzheimer rispetto ai sani. Gli studi precedentemente riportati da alcuni degli stessi ricercatori coinvolti nello studio del JADA indicano concretamente che i livelli di mercurio erano più alti nel cervello dei malati di Alzheimer, rispetto ai soggetti sani della stessa età (24 a, b, 15). Solo quando è stato coinvolto un dentista dell’ADA i risultati sono cambiati diventando privi di alcuna rilevanza statistica. Ritengo che i dati usati nell’articolo del JADA, e finanziati dal NIH, debbano essere rivalutati da un altro statistico, se vogliamo veramente sapere se i livelli di mercurio nel cervello dei malati di Alzheimer sono diversi rispetto a quelli nei sani.

La lettera del Presidente dell’ADA elenca, poi, quattro pubblicazioni come prove che l’amalgama non ha alcun effetto avverso statisticamente rilevante. Due di questi sono stati pubblicati su riviste scandinave, un altro era una rassegna della letteratura scientifica su un giornale danese e un altro era l’articolo sul JADA sopra menzionato. E’ noto che la Svezia sia stata la prima al mondo a limitare l’uso delle amalgame e a sostituirle con altri materiali. La Svezia subisce pressioni affinché ripristini l’uso dell’amalgama togliendo così dall’imbarazzo l’ADA. La situazione attuale vede quel Paese, altri Paesi europei, il Canada e il Giappone mettere seriamente in dubbio la pretesa dell’ADA sulla “sicurezza” dell’amalgama.

Che succede se il popolo svedese diventa più sano senza amalgame?

Gli studi citati dal Presidente dell’ADA erano, inoltre, epidemiologici, che sono molto complessi per la presenza di più fattori che possono rendere la rilevanza statistica molto difficile. Perciò, i risultati sono negativi, non si scopre niente e non ci sono sorprese. Comunque, tali risultati sono in disaccordo con quelli di numerosi altri studi simili e sembrano essere stati selezionati per sostenere la tesi dell’ADA. C’è da chiedersi come il Presidente dell’ADA, che ha visitato diversi giornali per sostenere la sua tesi, abbia potuto perdersi la ricerca del gruppo svedese di Nylander che dimostra un accresciuto contenuto di mercurio nel cervello e nei reni di esseri umani in proporzione al numero delle loro amalgame (17, 18). Gli studi indicati nella bibliografia della lettera dell’ADA non comprendevano temi come neurotossicità, autismo o patologie neurodegenerative, che rappresentano la questione centrale del problema. La bibliografia si concentra piuttosto sulla fertilità, sulla riproduzione e su altre patologie sistemiche. L’ADA non potrebbe trovare delle referenze bibliografiche di studi di neurotossicologia? Che fine ha fatto lo studio del 1989 che ha dimostrato i livelli più alti di mercurio in 54 pazienti affetti dal morbo di Parkinson rispetto ai 95 soggetti sani del gruppo di controllo (19)?

Bisogna considerare chi ha condotto questi studi per l’ADA e quali interessi nascosti possano aver in cambio. Conosco anche altri studi effettuati in USA da Università di primo livello che non sarebbero d’accordo con le conclusioni presentate dall’ADA; eppure tali studi non sono stati citati nella lettera dell’ADA. Alla fine della pubblicazione si legge: “Conclusioni: non è stata osservata alcuna correlazione significativa tra l’amalgama dentale e l’incidenza di diabete, infarto mitocondriale, infarto o cancro”. Come si rapporta questa affermazione con l’articolo pubblicato sul giornale dell’American College of Cardiology, secondo il quale i livelli di mercurio riscontrati nel tessuto cardiaco di individui morti di Cardiomiopatia Dilatativi Idiopatica erano 22.000 volte superiori di quelli presenti in individui morti per altre cause? Da dove è venuto questo terribile carico di mercurio? Persino la manipolazione di Bon-Feroni non riuscirebbe a rendere tale differenza irrilevante!

Molte persone decedute per Cardiomiopatia Dilatativi Idiopatica erano giovani atleti che muoiono di colpo durante eventi sportivi e vivono in luoghi e in ambienti economici dove il pesce non fa parte dell’alimentazione principale. Forse le vittime della Cardiomiopatia Dilatativi Idiopatica sono tra quelli che il Presidente dell’ADA chiama “una manciata di individui allergici a uno degli elementi dell’amalgama”.

“L’Istituto Nazionale di Ricerca Dentale e Craniofacciale (NIDCR) sta attualmente finanziando due ampi studi sugli effetti dell’amalgama dentale sulla salute. Le ricerche, in corso da diversi anni in Portogallo e nel Nord Ovest degli Stati Uniti, si occupano non solo di valutazione neurofisiologiche dirette, ma anche di misurazioni cognitive e funzionali”. Pensate davvero che il NIDCR e i professionisti associati all’ADA arriveranno a dire ai genitori dei bambini americani “mettiamo nella bocca di tuo figlio un materiale tossico al mercurio che abbassa il suo quoziente intellettivo e lo rende più predisposto a problemi neurologici rispetto ai bambini che non sono esposti a questo materiale?” Secondo me questi istituti burocratici non hanno né cervello, né cuore, ma solo un forte istinto di sopravvivenza. I risultati che arriveranno da questi studi, perciò, probabilmente seguiranno la ricerca precedentemente sostenuta dall’ADA, cioè senza risultati significativi.

Poiché il NIDCR ha iniziato questo progetto quattro anni fa, bisogna chiedersi perché ci sia voluto così tanto tempo prima di interessarsi al problema, quando la “guerra sull’amalgama” va avanti da anni. Forse è stata la quantità straordinaria di studi moderni che individuano l’amalgama come fonte principale di esposizione al mercurio a forzare la loro mano e a sviluppare una strategia di difesa? Ci si può fidare delle loro conclusioni senza sapere chi ha messo su lo studio e chi ha sviluppato le statistiche? Non più di quanto mi fidi delle conclusioni dell’articolo sul JADA, citato nella lettera dell’ADA, che conclude “stupendamente” che il mercurio delle amalgame dentali non arriva al cervello. Così come è stato dimostrato per il tabacco, è molto difficile e complicato cercare di scoprire qualsiasi effetto negativo rilevante di un prodotto in relazione ad una specifica patologia solo sulla base di studi epidemiologici. Farlo con il mercurio è ancora più difficile a causa degli effetti sinergici di altri due o più metalli tossici (per esempio il cadmio del fumo di sigaretta). Un articolo, per esempio, ha dimostrato che la combinazione di mercurio e piombo a livelli LD1 causava un tasso di mortalità fino al 100% o ad un livello LD100 (12). Un livello LD1 è quello in cui, a causa delle loro basse concentrazioni, il mercurio e il piombo da soli non sarebbero tossici (per esempio di meno dell’1% dei ratti esposti). Il tasso di mortalità del 100% rappresenta un effetto tossico sinergico quando, aggiungendo 1% a 1%, ci si aspetterebbe invece 2%. Perciò unire ad un livello non letale di mercurio del piombo causa una miscela estremamente tossica! Questo dimostra che è impossibile stabilire un “livello di sicurezza del mercurio” se non si conosce assolutamente a quali altre tossine un individuo sia esposto. La tossicità combinata di vari metalli, come mercurio, thiomersal, piombo, alluminio, formaldeide, ecc., è sconosciuta. Gli effetti combinati di queste tossine non sono definibile se non per il fatto che sono peggiori degli effetti tossici delle tossine prese da sole.

Come può l’ADA fare un’eccezione, sulla base di speculazioni intellettuali, alla mia contestazione che la combinazione di thiomersal e mercurio potrebbe aggravare le condizioni neurologiche identificate con l’autismo e con l’Alzheimer? Queste due patologie hanno in comune degli indicatori diagnostici che corrispondono a quelli osservati in pazienti con esposizioni tossiche al mercurio. Perché l’ADA avrebbe preso tale posizione? Mi sembra di aver preso parte ad una discussione lunga dieci anni con qualcuno che non vuol sentire. I fatti non contano e i dati sono validi solo se corrispondono alle priorità dei sostenitori dell’amalgama.

L’ADA è stata fondata sulla base che le amalgame contenenti mercurio sono sicure e utili come otturazioni dentali. Questa posizione poteva essere accettabile nel 1850. Tuttavia, la scienza moderna ha dimostrato che le amalgame emettono costantemente livelli inaccettabili di mercurio, soprattutto perché la durata della vita si è allungata da 50 a 75-78 anni, età in cui sono diffuse malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. L’ADA può cercare di verificare la propria posizione usando studi epidemiologici selezionati, ma alla fine l’amalgama rilascia livelli significativi di mercurio neurotossici, che sono dannosi alla salute umana e aggraverebbero la condizione medici di quegli individui affetti da patologie neurologiche come SLA, Sclerosi Multipla, Parkinson, Autismo e Alzheimer.

Spero che l’ADA abbia inviato al Vostro Comitato questa lettera e l’abbia pubblicata sul proprio sito per dimostrare la volontà di aprire un’ampia discussione sull’amalgama dentale. Da parte mia ritengo che sia auspicabile una grande conferenza scientifica sull’argomento. L’ADA dovrebbe sentirsi libera di pubblicare la mia lettera e di segnalarmi qualsiasi argomento ritengano che abbia sbagliato. Comunque, concludendo, invito il Comitato a promuovere urgentemente nuovi studi sui rischi potenziali dell’uso del mercurio in odontoiatria e in medicina, cioè sui rischi delle esposizioni derivanti dall’amalgama, da vaccini e da altri farmaci contenenti thiomersal. Gli effetti sinergici del mercurio, insieme ad altre tossine presenti normalmente nel nostro ambiente, rendono tali rischi imprevedibili, soprattutto nel caso di miscele contenenti mercurio inorganico, mercurio organico e altri metalli pesanti tossici come l’alluminio.

Cordialmente,

Boyd E. Haley
Professore e Direttore del Dipartimento di Chimica
Università del Kentucky

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