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Ospedale di Mantova: il plasma iperimmune funziona

L’ospedale di Mantova si è trovato a trattare i primi casi di COVID-19 a partire dal 26 febbraio 2020, sei giorni dopo la segnalazione del primo caso a Codogno in provincia di Lodi. Questi pochi giorni di ritardo sono stati fondamentali per consentire alle strutture sanitarie di Mantova di sviluppare un primo adattamento organizzativo per far fronte all’emergenza.

In quel momento non erano noti trattamenti efficaci contro la nuova infezione e, perciò, i medici di Mantova, guidati dal Prof. Massimo Franchini, direttore del Centro Trasfusionale, e dal Prof. Giovanni De Donno, primario di Pneumologia, hanno deciso di seguire le prime esperienze positive in Cina e le esperienze delle precedenti pandemie iniziando subito a raccogliere il plasma da individui guariti dall’infezione insieme all’Ospedale di Pavia.

In 12 mesi, dall’aprile 2020 all’aprile 2021, sono state raccolte più di 500 unità di plasma presso il Centro Trasfusionale dell’ospedale di Mantova e così sono stati trattati 405 pazienti consecutivi ospedalizzati per COVID-19 grave sulla base di un’autorizzazione dell’uso di questo presidio terapeutico “per uso compassionevole”, che prevede una lunga e complessa procedura di autorizzazione che vede il coinvolgimento dei medici, della direzione sanitaria e del comitato etico dell’ospedale.

A distanza di due anni i medici di Mantova hanno pubblicato i risultati della loro esperienza positiva in uno studio scientifico sulla rivista Life, che ha visto il supporto anche dell’associazione di volontariato AMICA. La nostra associazione era già stata vicina ai medici di Mantova con una prima donazione per la creazione della banca plasma, visto che tale raccolta non gode di alcun incentivo da parte del Ministero della Salute.

Il plasma iperimmune riduce la mortalità per COVID-19

I risultati scientifici mostrano che l’uso del plasma iperimmune ha ridotto la mortalità fino al 12,6% rispetto al tasso di mortalità complessivo (18,6%) riportato nei pazienti COVID-19 ricoverati nello stesso periodo (aprile 2020–aprile 2021) nello stesso ospedale.

Questi dati confermano l’efficacia riscontrata negli ospedali del Veneto nello stesso periodo e anche nello studio multicentrico negli Stati Uniti, dove si è visto che la mortalità scende al 13% con l’uso del plasma.

Perché altri studi non trovano la stessa efficacia?

Altri studi, che sono stati pubblicati sul plasma iperimmune, non hanno trovato gli stessi dati di efficacia del plasma iperimmune e questo ha in qualche modo permesso alle istituzioni sanitarie di continuare ad ignorare questa importante opportunità terapeutica.

I ricercatori di Mantova si sono chiesti come mai i dati di efficacia risultino tanto diversi e hanno evidenziato alcune possibili ragioni:

  • il plasma iperimmune non è un farmaco, ma viene prodotto artigianalmente nei centri trasfusionali e, perciò, il contenuto di anticorpi neutralizzanti può variare moltissimo;
  • l’efficacia curativa del plasma dipende moltissimo dalla progettazione dello studio, dalle caratteristiche dei pazienti e dalla gravità della malattia; si è visto, per esempio, che l’efficacia del plasma dipende moltissimo dalla tempestività con cui viene fornito al paziente e dalla quantità di anticorpi neutralizzanti.

Il plasma iperimmune è un trattamento sicuro

Un altro dato importantissimo emerso da questo studio è la sicurezza della trasfusione con plasma iperimmune: si sono osservate reazioni avverse, tutte lievi, solo nell’1,3% dei pazienti trasfusi.

Il Programma di accesso esteso (EAP) al plasma iperimmune negli Stati Uniti ha spazzato via qualsiasi timore sulla sicurezza del plasma, perché ha riportato un’incidenza di eventi avversi gravi inferiore all’1% in oltre 100.000 pazienti trattati con plasma.

Il ruolo del gruppo sanguigno nell’infezione da COVID-19

I ricercatori di Mantova hanno trovato una conferma di studi precedenti sul rapporto tra gruppo sanguigno e infezione da COVID-19: Il gruppo sanguigno O protegge dall’infezione da SARS-CoV-2 perché il receptor-binding domain (RBD) (dominio di legame del recettore ) di SARS-CoV-2 si lega preferenzialmente al gruppo sanguigno A espresso sulle cellule epiteliali respiratorie, ma non c’è correlazione con il grado di severità della malattia da COVID-19.

Il ricordo del Prof. Giuseppe De Donno

Il Prof. De Donno, che stato un protagonista fondamentale di questo studio scientifico e ha pagato un prezzo altissimo per essersi esposto pubblicamente a difesa del plasma iperimmune e per aver denunciato l’indifferenza delle istituzioni per questa opportunità terapeutica.

Parte della stampa lo ha attaccato personalmente al punto che il professore preferì dimettersi dall’ospedale per tornare a fare il medico di base per sfuggire alla pressione mediatica. Purtroppo nel luglio del 2021 il professore è stato trovato impiccato nella cantina della sua abitazione, lasciando sgomenti e increduli tutti coloro che avevano seguito il suo percorso coraggioso e controcorrente. A lui va un ricordo affettuoso dell’associazione AMICA.

Vuoi contribuire a far conoscere il plasma iperimmune?

  • Partecipa alla campagna “on the road di AMICA” e richiedi un adesivo da mettere sulla tua automobile.
  • Fai una donazione ad AMICA-ODV che intende continuare a sostenere la ricerca sul plasma.
  • Fai una donazione all’associazione BOOM! di Brescia che è impegnata nella realizzazione della banca del plasma iperimmune all’ospedale di Mantova.

Se le istituzioni non si attivano per sostenere il plasma, dobbiamo farlo noi cittadini!

Foto da Pixabay.com

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