Il 15 giugno 2020 un gruppo di comitati, associazioni ed esperti per la tutela della salute e dell’ambiente dagli effetti biologici dei campi elettromagnetici hanno rivolto una lettera aperta al Governo per richiedere di opporsi alla proposta della Commissione Colao di promuovere lo sviluppo delle reti 5G e di innalzare i limiti di legge per la radiofrequenza.
Gli esperti e le associazioni hanno giudicato tale proposta irrazionale e dannosa per la salute e per l’ambiente.
Rischio cancerogeno
Nel 2011 la radiofrequenza è stata classificata dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come “possibile cancerogeno per l’Uomo” in Classe 2B. Nonostante le forti evidenze epidemiologiche, la IARC non ha scelto una classificazione più stringente perché gli studi sugli animali erano carenti.
Nel 2018 due autorevoli istituti, il National Toxicology Program (NTP) degli Stati Uniti e l’Istituto Ramazzini di Bologna, hanno pubblicato due grandi studi su ratti e topi esposti a radiofrequenza, rispettivamente del cellulare (in campo vicino) e dei ripetitori (in campo lontano), riscontrando l’aumento degli stessi tipi di tumore e rafforzando così le prove del rischio cancerogeno.[1],[2] Inoltre due studi europei del 2014 concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come “cancerogeno certo per l’Uomo” in Classe 1 e che gli effetti dell’esposizione a radiofrequenza sono cumulativi.[3],[4]
Altri effetti nocivi della radiofrequenza
L’effetto cancerogeno della radiofrequenza rappresenta solo l’aspetto macroscopico del rischio, ma la letteratura scientifica ha messo in luce molti altri effetti:
- sul sistema ormonale, compreso l’aumento del rischio di diabete,
- sulle funzioni metaboliche con un aumento dello stress ossidativo,
- sul sistema nervoso, compreso il rischio di malattie neurodegenerative,
- sulla fertilità,
- sul sistema immunitario,
- sul genoma e sull’epigenoma con effetti sanitari sulle generazioni successive, come si è visto per esempio con l’aumento del rischio di leucemie nei figli dei militari addetti al radar.
Il conflitto di interessi nella valutazione del rischio
La letteratura che dimostra rischi sanitari delle radiofrequenze molto al di sotto degli attuali standard internazionali di sicurezza è vastissima; purtroppo esperti delle agenzie di salute pubblica sembrano selezionare solo quella che non dimostra effetti.
L’OMS da sempre si affida alle valutazioni del rischio dell’ICNIRP, un’associazione privata con sede a Monaco di Baviera che, nonostante si professi indipendente, ha forti legami con l’industria delle telecomunicazioni e non può essere considerata del tutto affidabile. Questo è stato chiarito già nel 2011 dalla relazione dell’europarlamentare Jean Huss che ha portato alla Risoluzione N. 1815 dell’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa (PACE),[5] e più recentemente dalla sentenza della Corte di Cassazione del Tribunale di Torino iscritta al n. 721/2017 R.G.L. sul caso di un lavoratore danneggiato dall’uso intensivo del cellulare.
Ridurre i limiti di esposizione
Diversi gruppi di scienziati indipendenti hanno stabilito che, per tutelare la salute pubblica, è necessario abbassare subito i valori di sicurezza a 0,6 V/m.
Gli standard internazionali sono obsoleti perché si basano esclusivamente sugli effetti termici dei campi elettromagnetici, ovvero sul riscaldamento prodotto, mentre è stato ampiamente dimostrato che campi elettromagnetici deboli, non in grado di produrre alcun riscaldamento, causano numerosi effetti biologici. La materia vivente, infatti, funziona attraverso scambi chimici e segnali elettromagnetici che possono subire alterazioni in presenza di campi elettromagnetici esterni anche debolissimi.
Rischio 5G
Il 5G comporta ulteriori problemi di salute pubblica e un rischio ambientale perché:
- le radiazioni vanno a sommarsi a quelle già in uso dalla telefonia attuale e non si conoscono gli effetti biologici sinergici di tutte queste diverse radiazioni;
- utilizza onde millimetriche che, per quanto meno penetranti, hanno caratteristiche biologiche specifiche che vedono come target la pelle e le terminazioni del sistema nervoso periferico;
- utilizza un sistema di beam forming che comporta un irraggiamento direzionato verso l’utente, che verrà colpito simultaneamente da più fasci, una condizione non prevista dagli attuali limite di legge che sono impostati per valutare le radiazioni ambientali e non l’impatto sul singolo utente (la Svizzera ha autorizzato l’uso del 5G, ma ha vietato il beam forming proprio perché è impossibile misurare le radiazioni sul singolo utente e accertare il non superamento degli attuali limiti di legge).
Principio di precauzione
Una ricerca scientifica del 2010 sull’applicazione del principio di precauzione,[14] indagando la questione dei campi elettromagnetici e altri fenomeni, ha concluso che “Gli scienziati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e della Commissione Europea non si basano sul principio di precauzione quando stilano un rapporto sui rischi per la salute” sostanzialmente perché si basano solo sulla certezza del rischio, invece di tenere in considerazione le prove di un rischio possibile, che è quanto andrebbe fatto per osservare il principio di precauzione.
Tale principio è sancito da norme europee, come l’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE) e la Comunicazione COM(2000) 1 della Commissione europea, e nazionali, come il Codice dell’Ambiente 2006 Art. 301. La Legge quadro sull’elettrosmog 36/2001 prevede, inoltre, nelle sue finalità il principio di minimizzazione che è un’applicazione del principio di precauzione.
Le richieste degli esperti e delle associazioni
- l’abrogazione dell’Art. 14, comma 8, del d. l. 179/12, noto come “Decreto Sviluppo bis”, convertito in Legge 221/12, al fine di riportare la misurazione dei campi elettromagnetici su una media di 6 minuti anziché di 24 ore;
- di abbassare i limiti di legge per le esposizioni elettromagnetiche portando il valore di protezione dagli effetti acuti (attualmente 20 V/m) a 6 V/m, il valore di attenzione per i luoghi ove si soggiorna per più di 4 ore (attualmente 6 V/m) a 0,6 V/m, e l’obiettivo di qualità a 0,2 V/m (attualmente di 6 V/m), come richiesto dall’Assemblea Plenaria del Consiglio d’Europa e dagli appelli internazionali degli scienziati indipendenti;
- di imporre una moratoria del 5G, in particolare di vietare l’uso dei fasci convogliati, come deciso in Svizzera, e delle onde millimetriche per le quali ci sono pochi studi;
- di aprire una consultazione con le parti sociali che da anni si occupano di sicurezza elettromagnetica;
- di mettere in atto regolamenti, leggi e vincoli che impediscano al conflitto di interessi nelle agenzie di salute pubblica e nella stessa OMS di inquinare le valutazioni del rischio in materia di sicurezza elettromagnetica a favore degli interessi dell’industria e a discapito della salute pubblica;
- di sottoporre tutto il comparto delle emissioni elettromagnetiche a Valutazione Ambientale Strategica ai sensi del decreto legislativo 152/2006 e che, a tale valutazione, siano chiamati a partecipare in un’ottica di assoluta trasparenza e scambio di informazioni oltre che Enti di Ricerca indipendenti, Istituzioni preposte alla tutela ambientale e sanitaria e Commissioni governative anche cittadini, associazioni di categoria professionali, associazioni e comitati, nel nome della democrazia partecipativa, delle norme che la regolano e di quelle sulla trasparenza degli atti amministrativi.
Clicca qui per scaricare l’appello completo dei riferimenti scientifici a supporto delle richieste.