In questi giorni i mass media rilanciano notizie sull’epidemia da Coronavirus COVID-19 che generano alternativamente reazioni di allarmismo e di scetticismo. Alcuni sono arrivati a definire questo virus come paragonabile all’influenza, ma non è affatto così.
Bisogna osservare i dati semplici, senza interpretazioni, per potersi fare un’opinione indipendente.
Quella del Coronavirus COVID-19 è un’infezione molto diversa dalla normale influenza.
In Italia l’influenza colpisce ogni stagione il 9-10% della popolazione, pari a circa 5 milioni di persone, con una mortalità di circa lo 0,1% pari a circa 5000 decessi da influenza l’anno.
Il Coronavirus COVID-19 ha una infettività assolutamente più elevata dell’influenza per il semplice fatto che è nuovo e nessuno è già immunizzato, il contagio porta a manifestazioni di diversa gravità:
- nell’80% dei casi si manifesta con sintomi blandi e gestibili,
- nel 20% delle persone causa seri problemi respiratori tali da richiedere il ricovero.
- nel 5% dei casi si arriva addirittura alla terapia intensiva per un ricovero di lunga durata, circa 2-3 settimane, si tratta soprattutto di casi che evolvono in polmonite e che richiedono una ventilazione meccanica.
I dati preliminari dell’Istituto Superiore di Sanità indicano che il Coronavirus COVID-19 ha una mortalità del 2-3%, ossia 25 volte più alto dell’influenza.
In questo momento si osserva che la mortalità riguarda soprattutto gli anziani e persone con patologie pregresse, come asmatici, malati oncologici sotto chemioterapia e immunodepressi.
Le misure di contenimento del virus sono destinate proprio a proteggere la vita di queste persone vulnerabili, ma non solo, servono anche a prevenire il collasso delle strutture sanitarie ospedaliere.
L’influenza nei casi più gravi richiede più o meno una degenza di 1000-2000 pazienti al giorno in terapia intensiva durante l’inverno e in Italia sono disponibili ordinariamente circa 4000 posti in terapia intensiva.
Se il 5% dei contagiati dal COVID-19 ha bisogno, per sopravvivere, di un ricovero in terapia intensiva, si capisce come in questo momento ci sia un allarme. In Italia la popolazione è di oltre 60 milioni di persone. Nell’ipotesi (del tutto arbitraria) che si contagi un decimo della popolazione, ad avere bisogno di un ricovero in terapia intensiva sarebbero 120.000 persone.
Alla luce di questi dati ognuno può decidere se le attuali misure di riduzione del contagio siano sufficienti a tutelare la popolazione o se siano esagerate.
In ogni caso l’adozione di misure di igiene personale – come lavarsi spesso le mani in modo accurato e cercare di starnutire all’interno del gomito, piuttosto che su una mano – sono delle semplici regole di buon senso da seguire sempre, anche per evitare il contagio influenzale.
Francesca Romana Orlando
Giornalista e Vice Presidente di AMICA