Our Toxic Times, giugno 2009, pubblicazione di www.ciin.org
Traduzione a cura di A.M.I.C.A.
Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta a Ljusglimten (2008 n.4), una pubblicazione della FEB, l’organizzazione degli elettrosensibili svedesi. Si può contattare la FEB tramito il sito: http://www.feb.se/ o per posta: PO Box 9098, 126 09 Haegersten, Svezia. Questo articolo è stato tradotto dalla versione inglese tradotta da Steen Hviid, con il permesso dell’autore.
Henrietta Nittby propone la sua tesi intitolata “Effetti da radiazioni di telefoni cellulari sul cervello dei mammiferi” che ha analizzato gli effetti delle radiazioni elettromagnetiche provenienti da telefoni cellulari GSM, per indagare:
- per quanto tempo l’albumina si infiltra nel cervello, compresi i giorni successivi all’esposizione;
- per quanto tempo le esposizioni a lungo termine incidono sul comportamento umano, sulla memoria, sul logorio dei nervi o sull’invecchiamento precoce;
- fino a che punto i geni sono mutati dopo l’esposizione.
La tesi fu discussa il 6 dicembre 2008 al Dipartimento di Neurochirurgia dell’Ospedale universitario di Lund, Svezia. Nittby fa parte del gruppo di ricerca diretto dal Professor Leif Salford. I suoi relatori erano i professori Leif Salford, Bengt Widegren e Bertil Persson.
Nittby ha iniziato l’esposizione della sua tesi affermando che metà della popolazione mondiale, oggi, usa il telefono cellulare che emette radiazioni elettromagnetiche sotto forma di microonde. La domanda che dovremmo porci è fino a che punto gli organismi umani vengono “disturbati” da questi campi di radiofrequenze e in che modo si possono “contaminare” gli esseri umani e gli altri organismi viventi che vengono irradiati come mai prima nell’evoluzione dell’umanità.
I cellulari di solito si tengono appoggiati alla testa. Questo si rileva dal fatto che circa la metà dell’energia emessa dal telefono viene assorbita dal cervello. Il cervello dei mammiferi è generalmente protetto dalle sostanze chimiche presenti nel sangue dalla barriera ematoencefalica, che è formata da cellule. Questa barriera impedisce ai composti che circolano nel sangue di raggiungere il cervello, proteggendolo da potenziali sostanze dannose.
Nittby ha mostrato nella sua ricerca che:
i ratti esposti a radiazioni da cellulari GSM 915 Mhz per due ore, a quattro differenti intensità, mostravano un aumento della penetrazione dell’albumina attraverso la barriera ematoencefalica per sette giorni dopo l’esposizione;
i ratti esposti per un breve periodo a radiazioni da cellulari hanno mostrato mutazioni genetiche nella corteccia cerebrale e nell’ippocampo nel cervello, ma non nei singoli geni, piuttosto nella funzionalità di gruppi di geni, la maggior parte dei quali è associata alla funzionalità delle membrane cellulari.
Gli effetti analizzati dagli studi riguardano tutti esposizioni a bassi livelli di radiazioni da microonde. Gli effetti sono in tutti i casi non-termici. La cosa più evidente è che i livelli più bassi di radiazione producevano una maggiore penetrazione dell’albumina.
Fare un raffronto tra il cervello di ratto e il cervello umano non è né semplice, né ovvio. Le differenze nella forma e nella misura possono risultare in differenti schemi di assorbimento delle radiazioni da campi elettromagnetici. Persino in cervelli simili fra specie di mammiferi, parti diverse del cervello possono essere deputate a funzioni diverse. La scoperta delle penetrazioni della barriera ematoencefalica, della ridotta capacità mnemonica e delle mutazioni genetiche nei ratti non necessariamente significa, perciò, che ci sia una stessa risposta negli umani.
Se le esposizioni da microonde nel corpo umano producono un possibile rischio, allora questo rappresenta un problema per la società. Studi epidemiologici potranno per primi dare una risposta a questa domanda nei prossimi dieci o venti anni. Esperimenti di laboratorio sono perciò estremamente importanti per quantificare gli effetti delle esposizioni a campi elettromagnetici e per cercare di capire i meccanismi che li sottendono.
Un grande numero di studi sono stati condotti riguardo agli effetti dei campi elettromagnetici sul cervello, con un quadro non chiaro. Mentre alcuni mostrano un chiaro effetto riguardo l’aumento di rischio di cancro al cervello, di mutazioni genetiche, di cambiamenti nell’elettroencefalogramma, di cambiamenti nelle funzioni mnemoniche e di mutazioni dei livelli dei neurotrasmettitori, altri studi non mostrano cambiamenti significativi.
In questo caso, è importante ricordare che gli effetti dimostrati non possono essere ignorati, anche se alcuni studi non mostrano nulla. Secondo la Dichiarazione di Rio, deve essere applicato il Principio di Precauzione. Dove esiste una minaccia di danni seri e irreversibili, non bisogna usare l’assenza di prove scientifiche condivise per ritardare quei provvedimenti che possano prevenire il danno.
L’avversario era il Prof. Henry Lai, Università di Washington, Seattle, USA. Nel suo discorso di apertura ha dato un’occhiata al passato osservando che la conoscenza degli effetti sulla salute delle radiazioni elettromagnetiche sono conosciuti da tempo. Si è evidenziato che la vicinanza a trasmettitori di radio potenze provoca rischi maggiori di contrarre certi tipi di cancro. Per esempio, ha fatto riferimento agli abitanti di una città del Massachussetts che hanno la più alta incidenza di cancro al seno degli interi Stati Uniti. La città si trova sotto il più grande trasmettitore di onde FM sulla costa orientale degli Stati Uniti.
In merito ai cellulari, ci ha ricordato che l’80% dell’energia emessa da un cellulare durante una telefonata colpisce il corpo. La maggior parte di questa energia colpisce la testa. Il suo consiglio per chi usa il cellulare è di tenerlo lontano dalla testa. Lui stesso non ha un cellulare e probabilmente era in quell’occasione l’unico ad esserne senza.
Il dr. Lai ha considerato la questione del perché differenti ricercatori arrivano a differenti conclusioni riguardo gli effetti sulla salute delle radiazioni da telefoni cellulari. Ha riferito di uno studio sulla relazione tra le scoperte scientifiche e chi finanzia lo studio stesso. Osservando su un totale di 326 articoli sugli effetti biologici da radiazioni da telefoni cellulari, 181 arrivano alla conclusione che ci sono effetti, mentre 145 arrivano alla conclusione che non ce ne sono. Se andiamo a vedere chi paga gli studi, vediamo che il 72% degli studi finanziati dall’industria si concludono con la mancanza di effetti. Mentre solo il 33% degli studi indipendenti mostrano un’assenza di effetti.
Un articolo simile è stato pubblicato da Microwave News (volXXVI, n.4, luglio 2006), nel quale gli autori guardano a studi sugli effetti da microonde sul DNA. La conclusione è che la credibilità di ogni studio particolare dovrebbe potrebbe essere influenzato da chi lo finanzia.
Il dr. Lai nelle sue conclusione parla dello studio condotto da Leif Salford e Bertil Persson. Lo studio pionieristico del gruppo del dr. Salford sugli effetti da radiazioni di telefoni cellulari sulla barriera ematoencelfalica è stato ora confermato da circa una trentina di studi.