Recensione a cura di Francesca Romana Orlando
I ricercatori svedesi L. Hedendahl, M. Carlberg, L. Hardell – già noti per i loro studi epidemiologici che hanno portato alla classificazione della radiofrequenza come “possibile cancerogeno per l’Uomo” da parte della IARC nel 2011 – hanno svolto una revisione degli studi sulla Elettrosensibilità, la condizione clinica che comporta reazioni multiorgano alle esposizioni a campi elettromagnetici presenti nella vita quotidiana. La loro ricerca, pubblicata nel settembre 2015 dalla rivista Review of Environmental Health, analizza il fenomeno della elettrosensibilità sin dalle prime osservazioni avvenute nel 1970, quando un rapporto dell’Unione Sovietica descriveva la “sindrome da microonde” tra il personale militare addetto al radar e alle trasmissioni radio. I sintomi descritti comprendevano stanchezza, confusione mentale, mal di testa, problemi di concentrazione e di memoria, disturbi del sonno. Negli anni ’80 sintomi simili sono stati riscontrati in Svezia tra coloro che lavoravano di fronte a monitor a tubo catodico, che riportavano sintomi come arrossamenti, bruciori, sensazioni di prurito, soprattutto al volto, con mal di testa, confusione, stanchezza e fotosensibilità. Anche i finlandesi hanno riportato sintomi simili correlati all’esposizione a campi elettromagnetici.
Gli autori di questa ricerca hanno analizzato diversi aspetti della elettrosensibilità e degli effetti nocivi della radiofrequenza, riportando anche il caso di due studenti e di un insegnante che hanno sviluppato i sintomi della elettrosensibilità a scuola, usando il Wi-Fi. Per questo motivo sono molto preoccupati per il crescente uso di computer e iPad collegati senza fili nelle scuole, dove si tende sempre più ad abbandonare i libri di testo, e per le esposizioni involontarie a radiofrequenza derivante da diverse fonti, di cui la maggior parte della popolazione non è affatto consapevole in quanto i campi elettromagnetici non hanno coloro, odore e non sono visibili.
Gli studi epidemiologici indicano un’incidenza della elettrosensibilità che varia dall’1,5% in Svezia al 13,3% a Taiwan. Gli studi di provocazione con campi elettromagnetici hanno portato a risultati diversi: in alcuni casi gli elettrosensibili non sono stati in grado di distinguere tra esposizioni reali a radiofrequenza ed esposizioni di placebo, mentre in altri studi si sono verificati cambiamenti misurabili negli elettrosensibili, come la reazione delle pupille, il cambiamento del ritmo cardiaco, il danno agli eritrociti, il disturbo del metabolismo del glucosio nel cervello.
Al momento solo l’Austria ha predisposto delle linee guida mediche per la diagnosi e il trattamento dei problemi di salute correlati alle esposizioni elettromagnetiche, mentre negli altri paesi l’elettrosensibilità non è riconosciuta come una vera e propria condizione medica e non è previsto alcun trattamento specifico. In realtà, la ricerca non cita due fatti importanti: innanzitutto, che in Svezia l’elettrosensibilità è riconosciuta come una “disabilità funzionale”, ovvero come una condizione di invalidità correlata all’ambiente inquinato, e non come una vera e propria malattia; in secondo luogo negli Stati Uniti alcuni individui elettrosensibili hanno ottenuto il riconoscimento dei loro diritti in base all’American with Disability Act, la legge sulla disabilità.
La ricerca conclude, infine, che è necessario assegnare un codice della Classificazione Internazionale delle Malattie alla elettrosensibilità per riconoscerla come condizione associata all’esposizione a campi elettromagnetici. L’aumento dell’uso di connessioni wireless nelle scuole è motivo di grande preoccupazione e richiede un’accurata valutazione per perché gli insegnanti, i genitori e i dirigenti scolastici hanno un’enorme responsabilità nel proteggere i bambini e i ragazzi dalle esposizioni elettromagnetiche non necessarie.
http://1.usa.gov/1LkXxZQ
Fonte: “Electromagnetic hypersensitivity – an increasing challenge to the medical profession”, Review of Environtal Health. 2015 Sep 15, pii:/j/reveh.ahead-of-print/reveh-2015-0012/reveh-2015-0012.xml. doi: 10.1515/reveh-2015-0012. [Epub ahead of print]
E’ possibile supportare la ricerca sulla elettrosensibilità attraverso una donazione all’Associazione Malattie da Intossicazione Cronica e Ambientale (AMICA) www.infoamica.it che sta conducendo una ricerca sui sintomi correlati alle esposizioni elettromagnetiche.