A cura di A.M.I.C.A.
Uno studio del 2002 del Prof. Jan Feng, docente di Fisiologia e Biofisica della Scuola di Medicina e di Scienze Biomediche dell’Università di Buffalo, ha spiegato come la predisposizione genetica e le esposizioni ambientali a sostanze tossiche agiscono sullo sviluppo dei neuroni responsabili della produzione di dopamina.
Diverse ricerche hanno dimostrato che alcuni pesticidi, particolarmente il rotenone e il paraquat, distruggono solo i neuroni che producono dopamina e non su quelli che producono altri neurotrasmettitori. Lo studio ha evidenziato che, su topi, il rotenone distrugge i microtuboli, le vie intracellulari addette al trasporto di sostanze chimiche, come la dopamina verso l’area del cervello responsabile del movimento. Dalla rottura dei microtuboli restono delle proteine, i tubuli, che probabilmente interferiscono con il trasporto chimico. La dopamina, che non riesce più a raggiungere regolarmente i centri del movimento nel cervello, si accumula nel citoplasma del neurone, rompendosi e causando il rilascio di radicali liberi che distruggono il neurone(1).
Tali scoperte aprono la strada alla creazione di nuove terapie e confermano le evidenze emerse da precedenti studi epidemiologici che dimostrano una correlazione tra l’esposizione a pesticidi ed erbicidi e un aumento del rischio del Parkinson.
In particolare, uno studio dell’Università di Washington a Seattle ha scoperto che il rischio risulta maggiore per le persone esposte a pesticidi in modo acuto sul lavoro, come agricoltori e addetti alle disinfestazioni (2).
Esiste una remota possibilità che la fonte di esposizioni a pesticidi possono essere i residui di pesticidi su frutta e verdura. In questo senso i cibi biologici dovrebbero essere privi di contaminazioni, ma anche le persone che si alimentano in questo modo mostrano comunque la presenza di pesticidi nel loro corpo (2). Questo si spiega perché i pesticidi persistono nell’ambiente per decenni dopo il loro uso.
La dieldrina, per esempio, che è un pesticida organofosfato sviluppato negli ultimi ’40 anni come alternativa al DDT, per l’agricoltura e come tarmicida, è stata individuata come fattore di rischio per il Parkinson dal Professore di Medicina Ambientale e del Lavoro dell’Università di Emory, Gary Miller, nonostante tale prodotto sia stato messo al bando dall’Agenzia per la Protezione Ambientale nel 1974 per i suoi effetti pericolosi per i pesci e per l’ambiente (3).
Secondo il Prof. Miller non è certo che questo pesticida sia una causa della malattia, ma piuttosto si pensa che una persona destinata ad ammalarsi di Parkinson a 80 anni potrebbe ammalarsi a 65 0 75 anni a causa di questa esposizione (4).
Riguardo agli erbicidi, uno studio condotto da un gruppo del Dipartimento di Neurologia della Scuola di Medicina dell’università di Boston (5) ha ipotizzato che tale esposizione potrebbe modificare la relazione tra il polimorfismo genetico responsabile del glutatione sulfureo transferasi (enzima deputato alla “disintossicazione”) e l’attivazione della malattia di Parkinson per predisposizione genetica, anticipandone l’inizio.
Bibliografia
(1) “Two-Fisted Assoult On Dopamina Transport System May Be Foundation of Parkinson’s discose” Science Daily, 12 dicembre 2004
(2) Alison Mac Cook “heavy Pesticide Exposure may Up Parkinson’s Risk”,
Reuters, 10 gennaio 2005, Studio originale pubblicato su Archives of Neurologs, gennaio 2005.
(3) “Pesticide Exposure Could Increase Risk of Early Ouset of Parkinson’s Discase”, Science Daily, 15 settembre 2006.
(4) “Pesticides and Parkinson’s Discase. Is there a link?”, Environ Health Perspect, 7 settembre 2005.
(5) J.B. Wilk (jwlk@bu.edu) e altri. “Herbicide expoosure modifies GSTP 1 heplotipe association to Parkinson onset age: the Gene PD study, neurobiology, 26 dicembre 2006.