Secondo le statistiche mediche del Registro dei Tumori della Danimarca il numero di questi pazienti è più che raddoppiato dal 1990, quando erano 827, al 2015, quando ne sono stati contati 1807. L’aumento ha colpito soprattutto i giovani da 0 a 39 anni: mentre nel 2006 ricevevano una diagnosi di tumore del sistema nervoso centrale 186 giovani in questa fascia di età, nel 2015 il numero era salito a 271.
La Fondazione Svedese per la Protezione dalle Radiazioni guidata dalla giornalista svedese Mona Nilsson, ha analizzato i dati e ha concluso che l’aumento si è verificato particolarmente negli ultimi dieci anni, proprio in corrispondenza con l’ampia diffusione della telefonia mobile e con il relativo aumento dell’esposizione ambientale a radiazioni da radiofrequenza e microonde, che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), in effetti, ha già classificato nel 2011 come “possibile cancerogeno per l’Uomo”.
Dal 2010 tutti gli studi che hanno valutato il rischio cancerogeno legato all’uso del cellulare, per un uso maggiore di 30 minuti al giorno per diversi anni, hanno scoperto che c’è effettivamente un aumento del rischio per alcuni tumori del sistema nervoso centrale. Il medico svedese Lennart Hardell e i suoi colleghi, infatti, hanno scoperto nel 2013 una connessione tra uso del cellulare e maggiore rischio di ammalarsi di glioma, neuroma acoustico e meningioma. Lo studio multicentrico Interphone del 2010 ha scoperto una correlazione tra uso del cellulare e maggiore rischio di insorgenza di glioma e meningioma mentre lo studio del medico francese Coureau e dei suoi colleghi ha trovato nel 2014 una correlazione con l’insorgenza di glioma e meningioma. Il ricercatore Pettersson e i suoi colleghi nello stesso anno hanno trovato una correlazione con il neuroma acustico così come l’equipe del Dott. Sato e dei suoi colleghi avevano già scoperto nel 2011.
Secondo i ricercatori svedesi Lennart Hardell e Michael Carlberg anche in Svezia si osserva un aumento delle percentuali di tumori al cervello. Nonostante il Registro dei Tumori Svedese non abbia mostrato un’incidenza crescente di tumori cerebrali negli ultimi anni, i due ricercatori hanno analizzato i dati epidemiologici del Registro Nazionale Svedese delle Dismissioni Ospedaliere il Registro delle cause di Morte per confrontare i dati con quelli del Registro dei Tumori tra il 1998 e 2013 utilizzando l’analisi di regressione statistica.
Le loro analisi, pubblicate nel 2015 sull’International Journal of Research on Public Health mostrano che una gran parte dei tumori del cervello di tipo sconosciuto non viene mai riportata nel Registro del Cancro e che la frequenza della diagnosi basate sull’autopsia è diminuita sostanzialmente a causa di un declino generale delle autopsie in Svezia. I ricercatori concludono che il Registro dei Tumori Svedese non è uno strumento affidabile per respingere i risultati in studi epidemiologici che evidenziano una connessione tra l’uso dei cellulari e il rischio di tumorale cerebrale.
Considerando l’uso massiccio di cellulari che si fa attualmente in Europa, ma soprattutto in Italia, non più solo per le conversazioni, ma anche per la navigazione su Internet o per la partecipazione ai social networks, risulta evidente che la popolazione si sta esponendo ad un rischio per la salute importante e lo fa, soprattutto, perché non riceve sufficienti informazioni. E’ facile immaginare che, se la popolazione conoscesse il rischio di insorgenza di tumore cerebrale connesso all’uso del cellulare, probabilmente si connetterebbe ad Internet e ai social network preferibilmente da un computer connesso ad Internet via cavo e farebbe le telefonate meno urgenti sui vecchi telefoni con il filo, piuttosto che dal cellulare.
Allo stesso modo, se ci fossero campagne pubbliche di informazioni sui rischi per la salute connessi all’uso del cellulare, anche le aziende eviterebbero di far usare il cellulare ai propri impiegati lì dove evitabile.
Perché allora tutti continuano tranquillamente ad usare il cellulare?
Si potrebbe rispondere che la responsabilità di questa situazione è dovuta all’inerzia delle istituzioni sanitarie pubbliche che non sembrano porre particolare attenzione al rischio connesso alle radiazioni da radiofrequenza.
Tutt’altro, mentre aumentano le evidenze scientifiche di rischi per la salute non solo relativi ai tumori, le istituzioni italiane sono tutte protese allo sviluppo digitale senza fili tanto da sostenere persino la diffusione dell’uso dispositivi di comunicazione senza filo, come tablet e Wi-Fi, nelle scuole che invece sono proprio gli ambienti che andrebbero maggiormente protetti dagli inquinanti ambientali.
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Recensione di Francesca Romana Orlando, giornalista e vice presidente di AMICA