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Ipersensibilità Elettromagnetica (EHS): la UE chiarisce che il riconoscimento come disabilità spetta ai singoli Stati membri

Negli ultimi anni si è parlato sempre più spesso di elettrosensibilità (EHS), una condizione in cui chi ne soffre manifesta sintomi debilitanti in presenza di campi elettromagnetici emessi da dispositivi come cellulari, router Wi-Fi e antenne. Nonostante il crescente numero di persone che segnalano questi disturbi, l’EHS non è ancora ufficialmente riconosciuta come malattia in molti Paesi europei.

Recentemente, il tema è approdato anche al Parlamento Europeo grazie a un’interrogazione formale presentata dall’eurodeputato Dino Giarrusso, che ha chiesto chiarimenti alla Commissione Europea sull’intenzione dell’UE di riconoscere questa condizione come disabilità a livello comunitario.

La risposta della Commissione, però, è stata chiara e inequivocabile: non è competenza dell’Unione Europea stabilire se una malattia debba essere riconosciuta come disabilità. Tale decisione spetta ai singoli Stati membri, nel rispetto del principio di sussidiarietà che regola le competenze tra le istituzioni europee e i governi nazionali.

Nessun riconoscimento univoco a livello europeo

La Commissione ha sottolineato che, sebbene l’UE promuova l’inclusione e la tutela dei diritti delle persone con disabilità attraverso varie direttive e strategie, l’identificazione medica delle patologie e la loro classificazione come invalidanti rientra nelle politiche sanitarie nazionali. In altre parole, ogni Paese dell’Unione è libero di decidere autonomamente se considerare l’elettrosensibilità una forma di disabilità riconosciuta, con tutte le tutele e i benefici previsti.

Al momento, questa situazione frammentata fa sì che, in alcuni Stati europei, chi soffre di EHS possa accedere a forme di protezione o sostegno, mentre in altri non venga riconosciuto alcun status ufficiale, lasciando i malati in una sorta di limbo normativo e sanitario.

La strada da percorrere: sensibilizzazione e pressione dal basso

La risposta della Commissione mette quindi in luce la necessità, per chi si batte per il riconoscimento dell’EHS, di agire soprattutto a livello nazionale, facendo pressione sulle istituzioni sanitarie e legislative del proprio Paese. È importante promuovere ricerche, raccogliere testimonianze e creare consapevolezza pubblica per far sì che i governi si assumano la responsabilità di affrontare la questione in modo concreto.

In attesa di un’eventuale armonizzazione futura a livello europeo – magari stimolata da un riconoscimento più diffuso nei singoli Stati – è fondamentale che i cittadini affetti da elettrosensibilità non vengano lasciati soli. Le istituzioni nazionali hanno il dovere morale e giuridico di ascoltare, valutare e, dove necessario, tutelare chi vive ogni giorno con questa condizione invalidante.

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