A cura di A.M.I.C.A.
Uno studio dei dottori HJ. Lucas, C. M. Brauch, L. Settas e T. C. Theoharides della Clinica Speciale per la Fibromialgia e la CFS a Trier in Germania, pubblicato sull’International Journal of Immunopathology Pharmacology del gennaio – marzo 2006, presenta le ultime tendenze sulle ipotesi patogeniche e le nuove terapie per la fibromialgia. Si tratta di un disturbo invalidante caratterizzato da dolore muscolare diffuso, stanchezza, disturbi del sonno, depressione e pelle sensibile. Non ci sono markers genetici o biochimici e i pazienti soffrono spesso anche di emicrania, cistite interstiziale e sindrome del colon irritabile.
La diagnosi comprende la presenza di 11 su 18 punti trigger, ma alcuni pazienti alla fase iniziale della malattia potrebbero non rientrare in questi criteri. La patogenesi è tuttora sconosciuta, ma ci sono prove di un aumento dell’ormone che rilascia corticotropina (CRH) e di Sostanza P e di livelli ematici più alti di SP, IL-6 e IL-8 nei pazienti con CFS e fibromialgia. Nelle biopsie della pelle sono state notate anche maggiori cellule mastocita attivate.
L’ipotesi prevalente è che la fibromialgia sia un disturbo neuro – immunoendocrinologico nel quale avviene un rilascio di CRH ed SP da neuroni in punti specifici trigger nei muscoli dove cellule mastocite rilasciano molecole protoinfiammatorie e neurosensibilizzanti. Non ci sono terapie risolutive, ma possono aiutare basse dosi di antidepressivi triciclici e antagonisti del recettore 3 della serotonina. Gli autori dello studio propongono anche prodotti nutraceutici che contengono sostanze antinfiammatorie naturali e il flavonoide quercitina.