Il 17 gennaio 2019 il Tribunale di Cergy-Pontoise ha stabilito per la prima volta che l’elettrosensibilità è una malattia professionale che può svilupparsi anche a seguito dell’esposizione a radiazioni da radiofrequenza al di sotto dei limiti di legge. Questa decisione segue quella di altri tribunali francesi che avevano già riconosciuto l’eelttrosensibiltà, nota anche come “malattia da microonde”. La più recente era quella del settembre 2018 che ha riconosciuto il danno professionale di lavoratore esposto a radiazioni da radiofrequenza sul posto di lavoro.
Il caso trattato dal Tribunale di Cergy-Pontoise riguardava un dipendente che lavorava come tecnico di ricerca in un laboratorio chimico dal 2006 ed era stato esposto a campi elettromagnetici significativi di vario tipo, tra cui uno spettrometro di massa per 4-8 ore al giorno.
Anche se le misurazioni delle radiazioni avevano dimostrato che non erano stati superati i limiti di legge, il lavoratore ha però sviluppato dopo due anni vari sintomi tra cui acufeni, problemi digestivi, insonnia, problemi di concentrazione e mal di testa.
Lavoratore esposto alle radiazioni
Tra il 2008 e il 2011 il lavoratore è stato visitato dal medico dell’azienda diverse volte e nel 2011 il professor Dominique Belpomme gli ha diagnosticato l’elettrosensibilità, raccomandandogli un allontanamento dalle le radiazioni elettromagnetiche, comprese quelle di bassa densità di potenza, altrimenti avrebbe potuto sviluppare dei gravi danni cerebrali. La diagnosi è stata poi confermata da altri due medici.
Il 15 marzo 2016, la Commissione di Riforma, un organo che fornisce consulenza sugli infortuni di lavoro e sulle malattie professionali, ha stabilito che l’intolleranza del lavoratore ai campi elettromagnetici era stata causata dal suo lavoro.
La Corte ha stabilito, infine, che per le circostanze specifiche del caso le prove erano sufficienti a stabilire la probabilità che il lavoratore si fosse ammalato proprio a causa delle radiazioni sul luogo di lavoro.
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